giovedì 15 giugno 2017

UT n. 60, Il profumo sul web. La nota di Elvira Bonin: "La tazzina di caffè"


Cosa c'è per l'italiano di più desiderato, più amato. più corteggiato, più denigrato, più contestato di una tazzina di caffè?
Ti svegli al mattino, e già senti in bocca la voglia di caffè. Ancora prima di guardarti allo specchio, ancora prima di lavarti, ti precipiti in cucina per preparare il caffè.
Annusi la povere e respiri caffè. Attaccato ai fornelli aspetti le prime gocce che in silenzio schiumose, cremose, scendono lungo il collo della caffettiera. Ti guardi intorno, sei solo, ma sei in compagnia del caffè.
Aspetti, e ti senti in festa al borbottio scoppiettante e festoso del caffè.
Voilà, è pronto il caffè.
Cerchi in fretta la tazzina già pronta sulla tavola, versi lentamente il caffè lasciandoti solleticare le narici dal vapore che ti porta l'odore del caffè.
Lo zucchero. Attenti allo zucchero. Una dose sbagliata ti guasta o ti altera il gusto del caffé.
Anche il tempo è importante per gustare bene il caffè. Bollente ti scotta la lingua, tiepido ti ammoscia l'attesa. E allora sei lì a carpire il momento.
Non schiocchi la lingua, ma in silenzio ti dici: è un buon caffè.

Elvira Bonin

mercoledì 14 giugno 2017

UT n. 60, Il profumo sul web. Il saggio di Maria Grazia Maiorino: "Narciso"



E già preparavano il rogo, e le fiaccole da agitare, e il feretro: il corpo era scomparso. Al posto del corpo trovarono un fiore: giallo nel mezzo, e tutt’intorno petali bianchi.

Il mito di Narciso è raccontato da Ovidio come una vendetta d’amore. L’avverarsi di una maledizione lanciata da uno dei giovinetti respinti. Mi chiedo come possa essere letto oggi da una donna che da sempre ne è invaghita avendolo scelto come uno dei miti fondanti della propria storia, d’istinto, senza nemmeno chiedersi perché. Forse attratta dall’immagine di una bellezza specchiata nell’acqua e di un fiore dal profumo inebriante che unisce candore e fuoco.
Perché l’amore di sé può diventare prigione sfinimento e perdita, fino alla morte? Che cosa giustifica una tale spinta d’amore, apparentemente assurda e frutto solo di inganno, di un tremendo errore, per cui l’altro coincide con la propria figura e se ne cerca invano il possesso?
Il discorso dell’Altro mi sembra particolarmente importante oggi, in un periodo storico in cui il modello della società multietnica si diffonde ovunque, portando con sé un carico sempre maggiore di paura e diffidenza. L’Altro ci manca sempre e comunque, a volte in modo totale e improvviso, a volte attraverso uno stillicidio di gocce di lontananza; nello stesso tempo il tu è necessario per dire io e non facciamo che cercarlo, molto di più di quanto cerchiamo noi stessi.
Ecco allora l’impulso di affondare in sé, inteso non come possibilità di una mistica esplorazione-costruzione del castello interiore, ma come desiderio di possesso. E forse c’è qualcosa di più fondo e misterioso nello specchio dove ogni giorno chi è solo cerca conferma del suo esistere: lasciar correre il desiderio dell’accoglienza-coincidenza riflessa; del bisogno e della soddisfazione del bisogno, senza necessità di traduzioni o interpretazioni. Un solo linguaggio, la parola che finalmente combacia con il significato. Niente maschere, la fonte è dentro il proprio cuore, attingibile in ogni istante. Fonte d’amore.
Ma l’autoinganno del narcisismo è la ricerca di un punto di quiete che mantenga i tratti di un volto conosciuto, il più conosciuto, quello che non possiamo lasciare. Sarebbe molto bello, se non fosse maledetto, questo amore di sé, confidente spirituale trasparente come una polla d’acqua sorgiva. Riposo dall’alterità che ogni giorno ci dilania un po’, ci sottrae la desiderio, ci costringe a patteggiare fino alla rinuncia, quando il dialogo diventa niente altro che dolore.
Narciso ha provocato sofferenza con i suoi dinieghi e a sua volta deve averla vissuta, se specchiandosi si trova così bello da dimenticare chi è e da voler giacere a tutti i costi nell’impronta di se stesso, anima e corpo, strappato il velo che li separa. Egli vorrebbe ricondurre l’anima dentro una corrispondenza che perfettamente le rassomigli, stringersi a sé come nei pericoli, tenersi unito, intatto, intangibile.

Forse il fiore che alla fine rimane, il bellissimo narciso delle Metamorfosi che trema al vento di maggio lungo i pendii di montagna, potremmo provare a leggerlo come l’emblema di un innamorato candore che finalmente si offre a noi con tutto il suo profumo.

Maria Grazia Maiorino

martedì 13 giugno 2017

UT n. 60, Il profumo sul web. La poesia di Miriam Pasquali: "Profumo"



Profumo

Evocazione di un paradiso.

Forse lo stesso

che troviamo nei nostri sogni.

Incorruttibili luoghi

di piacere

dove nascere e rinascere

senza mai morire.

Tu profumo

seducente poesia

per l’ anima

sublime dono

degli Dei

viaggio

di incontaminate meraviglie

a custodir memoria

di possibili felicità.

Indimenticabile abbraccio.

Respiro di libertà.



Miriam Pasquali

lunedì 12 giugno 2017

UT n. 60, Il profumo sul web. La poesia di Alessandra Gabbanelli: "Misterica essenza"



Profumo di te fra le mie dita,
negli afrori del mio corpo,
nella mia immaginazione ardente.
La mancanza di te
mi percuote
e mi scaglia
in stretto tunnel.
Mi ritraggo
come tremulo fiore sferzato
da gelidi soffi.
Un aroma sottile
di bramosie incognite
si insinua insolente,
deliziosa e misterica essenza,
effluvio indiscreto
di conturbanti preludi.
Mi ridesto,
turgido bocciolo
inondato di luce,
simile a bocca dischiusa
su invitanti elisir d’ambrosia.

Alessandra Gabbanelli

UT n. 60, Il profumo sul web. La poesia di Michele Bartucci: "Mi manca tutto"


Mi manca tutto di te
mi manchi al fisico
che ha bisogno di ristorarsi
di energie e di quiete
di acqua sorgiva e balsamo rigenerante
e brezza, marina e di boschi

Manchi al cervello
che smania se non ti sente, anche lontana
mancano i tuoi messaggi, anche in silenzio
e manca il tuo silenzio…sonoro, vibrante

Mi manca la tua presenza, viva
e la tua lontananza, presente
mi manca la tua fonte
di voli e di giochi
di sguardi e sussurri
di contatti e distacchi
di prendersi e lasciarsi
per riprendersi e rilasciarsi
mille volte e per mille volte ancora cercarsi

Mi manca il profumo dei capelli
e delle sue radici
il tuo profumo di resina
che cola impercettibile dai tronchi

e il miele che migliaia di api invisibili hanno creato
e mi manca il tuo profumo più inebriante
il tuo profumo più nascosto
mi manca la tua essenza.

Michele Bartucci