giovedì 22 dicembre 2016

In attesa di UT La sposa. Americo Marconi: "Il pesce rosso"



Il pesce rosso

Vive in una boccia di vetro larga un palmo d’uomo.
Il tempo è misurato dallo scorrere dell’acqua tra le branchie, dal cibo che galleggia, dalle luci che si accendono e si spengono.
Le pareti che racchiudono il liquido sono trasparenti e deformano l’ambiente al di là di esse. A malapena percepisce piante, mobili, corpi. Uno in particolare sfiora delicato il cristallo facendo vibrare le sue viscere con un misto di dolore e gioia. Nei travasi si sono toccati: il calore della pelle ruvida ha suscitato emozioni in lui, abituato com’è al freddo.
D’improvviso, per più di una settimana, gli furono negate le poche scaglie di mangime e, ancora peggio, non ricevette acqua fresca per respirare. Inutilmente boccheggiava in superficie alla ricerca d’aria. Sfinito si posò sul fondo piatto, percependo un gelo crescente.
Fu allora, solo allora, che comprese di avere paura, non di morire – che senso aveva, si era sempre chiesto, trascorrere il tempo nuotando in attesa del pasto? - ma di essere solo. Capì il perché dell’emozione al contatto delle calde dita e pensò, per la prima volta, ai suoi simili. Esisteva qualcun’altro che assomigliasse all’immagine riflessa dalla vitrea parete? Era troppo tardi per domandarselo. Degli spasmi diffusi nel corpo rendevano impossibile il pur minimo spostamento.
E perché moriva? Si chiese. Perché soprattutto era vissuto? Forse non a lungo, ma era vissuto.
Un pesce non piange: le sue lacrime non hanno la forza di uscire contro la pressione, un pesce muove la bocca sempre più lentamente come stupito che tutto stia finendo.
Ci fu un bagliore che invase il liquido ormai lattescente, la solita mano cambiò l’acqua, e lui tornò lentamente a rivivere. Ma i quesiti suscitati dal pericolo estremo non l’hanno più abbandonato,
diffondendo una spessa tristezza nel fluido intorno.
Un avvenimento inatteso spezzò la ciclicità senza fine del tempo: la stessa persona si avvicinò al vaso e ci pose dentro un altro pesce. È più piccolo di lui, ancor più rosso, con due protuberanze sotto il collo che lo rendono grazioso o meglio graziosa, perché ha scoperto che è femmina.
La prima scaglia colorata aspetta che la mangi lei nel timore che non ne giunga una seconda e le danza intorno senza posa. Ogni notte cerca la pelle scivolosa come la sua che rassicura e aumenta la
certezza del domani.
Ha immaginato, forse in sogno, un ampio lago di acqua limpidissima e loro dentro, liberi e felici.

In attesa di UT La sposa. Roberta Lazzarini: "Senza titolo"



Senza titolo

Troppo breve la notte,

i sogni si contraggono in segmenti,

fluttuano, si associano e scompaiono

in veglie insane.

Gli occhi scivolano su assi,

tavole incise e cornici dorate.

Nel buio mi raffronto e temo

le foglie gialle intrappolate nei quaderni.

Attendo immobile nuove invasioni

di fantasie bambine.

Cavalli a dondolo e fate turchine nel bosco

e tu al mio al mio fianco, Pollicino.

mercoledì 21 dicembre 2016

In attesa di UT La sposa. Elvira Bonin "La fuga"


La fuga

Quando fu per strada, Lila si guardò intorno, cauta. Non c'era nessuno, solo una lunga fila di macchine accostate al marciapiede, e qualche cane randagio che si aggirava intorno al cassonetto dei rifiuti. Il rumore del portone che si richiudeva alle sue spalle la fece voltare di scatto. Provò un brivido.
Quella casa per lei si chiudeva per sempre, e con essa un passato recente che voleva dimenticare.
Sollevò lo sguardo verso i balconi, non li riconosceva come suoi. Le persiane sempre chiuse, le doppie tende, una sull'altra, perché da fuori non si intravvedesse neppure un filo di luce, le avevano rese estranea quella parte della casa.
Tutto all'interno era claustrofobico. I mobili, incollati l'uno all'altro, la cucina tutta bianca, con il vetro opaco bianco sul tavolo, le sedie bianche, le pareti spoglie bianche, le persiane sigillate che le procuravano un senso di angoscia.
Spiccava solo il rosso acceso dei peperoncini cerati appesi in un angolo per scacciare il malocchio secondo la mente contorta del marito.
Rivide davanti a sé la nera scrivania pesante, con i piedi a zampa, i divani incellofanati, la libreria soffocata da tendine pesanti e scure, che non lasciavano intravederne il contenuto.
La camera da letto? No, non la voleva ricordare.
Afferrò il trolley e corse via da quella strada assolata e deserta di quel primo pomeriggio d'autunno.
Quel letto sarebbe diventato il suo sudario se non avesse avuto il coraggio in quel momento di fuggire.
Vedeva fissi su di lei gli occhi del marito, vitrei, freddi, impenetrabili, quando la minacciava, il cuscino in alto in una presa agghiacciante, e lei raggomitolata per terra o nel letto, con gli occhi imploranti e in silenzio, in preda al panico.
Camminava frettolosa, guardinga, sollevando di tanto in tanto quel trolley pieno di niente che cigolava sul selciato. Vi aveva messo dentro alla rinfusa qualche ricambio, un libro di studio, una bambola di lenci, un regalo della mamma che l'accompagnava nei momenti difficili o di solitudine.
Svoltò in fretta, e si trovò sul vialone che fiancheggiava il mare. Gli specchietti di luce nell'acqua le arrivavano agli occhi come lame taglienti, e l'odore degli oleandri sulla strada mescolato alle esalazioni dell'asfalto rammollito dal sole le irritavano le narici già provate dalle lunghe tirate che trattenevano il pianto.
Dove andava? Rasentando i muri delle case si guardava intorno ad ogni traversa. Ogni angolo poteva essere un'insidia.
All'ultimo litigio, all'ultima minaccia era scappata via, approfittando del rientro al lavoro del marito.
Aveva in tasca solo 20 euro che aveva da tempo gelosamente custodito, e un panino confezionato in fretta insieme a una bottiglietta d'acqua. Nel portamonete, due biglietti da 50 euro che avrebbe speso solo in caso di estrema necessità perché erano le prove tangibili, che sarebbero servite in caso di giudizio, dell'ultima umiliazione subita la sera precedente da parte del marito.
Quei soldi che le sarebbero dovuti bastare per una settimana le erano stati dati intrisi di sputo ed attaccati in faccia come il timbro agli animali.
L'immagine di quei soldi incollati al viso, maleodoranti di sputo e pieni di lacrime, l'accompagnò per un tratto di strada, e le dette la forza di resistere, di andare avanti, di vincere la paura.
Squillò il telefono. Si sentì raggelare all'istante. Il marito la cercava, ne era certa, aveva scoperto la sua fuga.
Affrettò il passo, la strada da percorrere era lunga. Le macchine scorrevano veloci, superando i semafori senza ostacoli, e lei, sola, indifesa, aggrappata a quel trolley, che nella fretta si inceppava nelle crepe.
Il telefono stretto nella mano, quasi a farsi male, squillava, e lei lo lasciava squillare senza leggere il nome sul display, Dopo ripetuti richiami si fece coraggio, e lesse “Papà”.
Ora era certa. Il marito la cercava, e aveva informato tutti della sua fuga.
Cominciava ad essere assalita dal panico. All'ennesimo squillo rispose con la voce che a stento le usciva di gola per l'affanno della corsa e la paura.
“Lila, Lila, sono papà. Dove stai? non avere paura. Dimmi solo dove stai”.
“Alla stazione dei bus, sono appena arrivata.”.
“Non muoverti. Stiamo arrivando”.
Lila cercava di confondersi tra la gente. La macchina si fermò davanti a lei, e due braccia amiche l'avvolsero, cariche di affetto.
Davanti a loro si fermò anche la macchina del marito, che scese infuriato, aggredendola con parole volgari, minacciandola e ordinandole di tornare a casa.
Lei lo guardò a testa alta, ed ebbe il coraggio di dirgli:”Vattene, vattene via. Mi fai paura. Ho paura di te, Ho paura di stare con te”.
Abbandonata nella macchina, non aveva più forze, e si lasciò andare a un pianto silenzioso, infinito. Le lacrime calde le scioglievano la paura, l'ansia, il dolore.
Si sentiva svuotata di tutto, di sogni, di sentimenti, di pensieri. Sentiva solo il cuore pesante, e quel peso le toglieva il respiro.
A casa dei suoi si sentì al sicuro. Come un cane frustrato, si rannicchiò in un angolo sul divano e se ne stette in silenzio, col capo chino, come fosse colpevole di qualcosa.
Lei aveva soltanto scelto di vivere.
Quella sera la mamma le preparò amorevolmente il suo letto come quando era bambina. L'abbracciò sorridendo per farle coraggio, e andò via per lasciarla libera coi suoi pensieri,
Nella notte, quasi all'alba, la madre tornò a trovarla, e Lila era ancora lì, sveglia, raggomitolata sul divano, col cappottino ancora addosso, e le scarpe da tennis com'era scappata.
La madre si avvicinò a lei, la baciò sulla fronte e, dolcemente, senza parlare, l'aiutò a spogliarsi.
Il fresco delle lenzuola, l'odore delle coperte di casa, il suo materasso di ragazza, la luce dell'alba che filtrava dalle fessure del balcone, le sollecitarono il sonno, e lei, stanca e spossata, per la prima volta dopo tante notti, poté addormentarsi sicura, senza più la paura di non doversi più svegliare.

lunedì 19 dicembre 2016

In attesa di UT La sposa. Carla Civardi: "Verso l'altare"



Verso l'altare


Ancestrale desiderio di figlia,

voglia di diventare un intero.

Immagine nitida di angelo bianco

che incontra il guerriero vestito di nuovo.

Fiori, lacrime dolci, scintillii,

oro di sangue che riempie il cuore.

Spontanea promessa di amore eterno,

necessaria presenza di perdono e pazienza.

venerdì 16 dicembre 2016

In attesa di UT La sposa. Daniela Agostini: "La sposa bambina"



La sposa bambina

Lasciò a casa
l’ultimo sorriso
la sposa bambina di Kabul.
Nuvole di piombo e cenere
oscuravano il suo cammino
e fragori di tuono urlavano al destino
una vita già segnata
da una dote consegnata
a una misera famiglia
che vendeva una sua figlia.
Suoni e balli la spingevano,
calici colmi la stordivano
mentre al baratro giungeva
come agnello immacolato
da un aguzzino condannato.
La manina ancora calda
dei suoi giochi più innocenti
s’è ora spenta nella putrida
lascivia d’una legge disumana.
Batte ancora la paura
nel petto della sposa
per quel rito consumato
che esalta il candore
d’un vestito insanguinato. 

mercoledì 14 dicembre 2016

In attesa di UT La sposa. Gabriella Grande: "Lo stupore è una sposa"



Lo stupore è una sposa


Ammantati da una luce che si arrosa
i muri delle case e gli occhi.
È il regalo dopo la pioggia,
come se dovesse piangere il cielo
per partorire la sua luce più bella.
Lo dicono tutti che dopo le lacrime
arrivano i sorrisi se si sa aspettare,
ma quando è questa luce a regalarsi
non si è mai abbastanza grati a
ciò che si crede un caso comunque,
come se quello che si aspetta
conservasse il peso e la forza del dono
nonostante l’ovvietà di un arrivo.
Perché, allo stesso modo,
non conserviamo stupore per noi,
per le nostre vittorie,
per quella spinta fino a rialzarci
sulla crosta dei nostri errori?
Non sappiamo piovere come il cielo.
E lo stupore è una sposa che non trova l’altare.


Gabriella Grande studia Medicina e vive a Taranto. Ha pubblicato raccolte di poesie nelle antologie “sChiavi diVersi” (ArtisticaEdizioni, 2014) e “Transizione –La ri/E/voluzione di una donna” (Casa Editrice & Libraria edit@, 2016). Cura il blog: gabriellagrandeblog.wordpress.com ed è collaboratrice recensionista per sololibri.net

lunedì 31 ottobre 2016

UT LE NUVOLE - Numero 56 2016/2017



In questo numero

L'editoriale

Le nuvole sono zucchero filato
di Rosita Spinozzi
Poche cose sono in grado di abbracciare l'intera esistenza umana come le nuvole. Il tempo passa, tutto scorre. Ma le nuvole restano. O meglio, come diceva De André, "vanno, vengono, ogni tanto si fermano, ritornano". Ho sempre amato le nuvole...

Le rubriche


Il corsivo

di Alceo Lucidi
Le nuvole
Le nuvole sono qui e là. Si rincorrono in un punto imprecisato. Svaporano negli ampi spazi eterei senza lasciare traccia, come se non fossero mai arrivate. Compagne più o meno fidate per il passo incerto dei viandanti, serbatoi di idee per idealisti e poeti, gli ultimi strascichi di cielo per il normale...

L'elzeviro

di Giuseppe Piscopo
Nuvolare
Sarà deformazione professionale ma le nuvole che mi sono più familiari sono quelle dove si inseriscono le parole. Sono quelle che assieme ai suoni onomatopeici vagano da una vignetta all'altra sulle pagine dell'"arte sequenziale". Come segnali di fumo ci raccontano le storie...

Il piedino

di E. J.
Macchine e nuvole
la bici rotta sul semaforo
il verde spegne la mia armonica
che voglia di piangere ho

Tempo di cinema

di Michaela Menestrina
Lo spazio bianco
Lo spazio bianco è fragile luogo
dove il tutto non è.
Dove tutto potrebbe essere.
Probabile vita informe...

Spazio d'arte

a cura di Francesco Del Zompo
London skyline
di Giuseppe Aquino
(fotografia, Canon EOS 5D)
Nota critica: L'arte in un album
di Francesco Del Zompo
L'occhio non si ferma mai, anche di notte. E' sempre freneticamente attivo, a volte ballerino quasi a seguire un valzer viennese o una saltellante polka boema. Esso è in continua ricerca di nuovi stimoli o viene sollecitato dal nostro cervello per seguire ragionamenti o fare da guida ai movimenti più complessi...

Le prose


Il dondolo

di Giampietro De Angelis
Il cielo terso e la leggera brezza rendevano perfetto quel pomeriggio di fine estate per innaffiare i vasi del terrazzo. Un'unica velatura bianca, appena accennata, fluttuante e in dissolvimento, stemperava quell'azzurro denso, pieno di luce e calore...

Magia di una preghiera

di Elvira Bonin
Sto incollata alla finestra con il naso schiacciato contro il vetro. Guardo la pioggia che da questa mattina cade giù ininterrottamente. L'acqua scorre a rivoli sui vetri. Qualche rivoletto partito più tardi s'incontra con l'altro già quasi in arrivo, e insieme precipitano più velocemente verso il basso...

La nuvola e il gigante

di Francesco Del Zompo
"Compagni, dobbiamo lottare per i nostri diritti. E' un obbligo della scuola fornirci la possibilità di ascoltare musica, di seguire una rassegna di cinema, di un servizio mensa in modo che possiamo prolungare la presenza e seguire tutti i programmi culturali...

Mauro del tempo passato a cavallo di una nuvola

di Massimo Consorti
Quella è certamente un gatto. Toh! c'è anche il topo, un Fumo di Londra vanesio. Invece la paura sta correndo su quella colorata di nero e grigio scuro che copre per un attimo il sole. Poco più in là sembra che le nuvole si siano divertite a formare un cuore, è l'amore, non c'è dubbio...

Le poesie


Senza titolo

Enrica Loggi
E' una cosa celeste navigare
su per il cielo dove si distende
e inginocchia la nuvola tardiva
che rosseggiava al sole, verso sera...

A testa in giù come un bambino

di Anna G. Kalcich
Ho cercato 
parole
tra le coltri candide
nell'azzurro...

Piazza Unità d'Italia

di Lorenzo Toffoli
Ci sono nuvole di crema
Che coprono il sole
E si dissolvono
Digerite...

Oblio

di Carla Civardi
L'urlo della luna
squarcia un cielo petrolio.
Sfumature grigie
trasportate da un alito pigro...

Lezione temporale di una nuvola

di Martina Luce Piermarini
Esistere solo per essere quello per cui /
non sono mai esistita.
- capelli rossi il vento
( l'intera distesa russa chiusa dentro di me )...

Siamo ciechi soli

di Gabriella Grande
Chi sono io?
Non riesco a vedermi senza di te.
Non che tu mi vedessi bene,
ma nella tua immagine deformata di me...

Senza titolo

Emanuele Feliziani
E' la sera che scema
e mi fa scoglio.
Getto le rètine a mare
e pesco sbuffi rosei...

Senza titolo

Elmira Rama
Briciole di dolore si librano
nel respiro dei tramonti,
si uniscono al gregge delle nuvole
nella vallata blu...

Nuvole
di Bianca Maria Massi
Si compie l'aurora sulla filigrana
Di un cielo rauco e schiumoso.
che esala sui pini operose gocce
di resine ambrate...

Senza titolo

Roberta Lazzarini
E all'improvviso tutto si sfoca.
Lo sguardo in una montatura,
gli occhi sulle borse,
le rughe sul correttore...

Senza titolo

Lucilla Di Meco
So di sbagliare con te.
Sì, lo so.
Questo amore non mi farà mai
toccare il cielo con un dito...

Nuvolo

di Salvo Lo Presti
Senza fissa dimora
ma senza elemosina
vivo
dentro il tuo sguardo...

Le nuvole

di Albert Corradetti
Trasformiste ovattate dai mille
e uno volti, ritraggono
l'essere in divenire
tra la realtà e l'impalpabile...

La fotografia

Clouds and Wind
di Dante Marcos Spurio

La vignetta

NuvolUT
di Giuseppe Piscopo




lunedì 29 agosto 2016

UT IL DUBBIO - Numero 55 2016/17


In questo numero

L'editoriale

Ma donna baffuta, è sempre piaciuta?
di Massimo Consorti
Ci sono dubbi che ci arrovellano il cervello come un grimaldello (o piede di porco). Sono quelli che secoli di adagi ci hanno consegnato e ai quali, acculturati o lavoratori della terra, che spesso sono gli stessi, hanno tentato di dare una risposta...

Le rubriche


Il corsivo

Il Dubbio come Regola
di Alceo Lucidi
In questi giorni mi sono abbandonato alla lettura di un libro - tanto piccolo quanto sostanzioso - di uno dei maggiori filosofi italiani viventi: Remo Bodei. Il titolo Limite più che mai oggi mi interessava e riecheggiava un altro testo di Don Sciortino...

L'elzeviro

Essere o apparire?
Ogni alba ha i suoi dubbi (Alda Merini)
di Giuseppe Piscopo
Quando scrivo non so dove guardare, ho i dubbi anche sugli occhi. Ci sono parole che non ho mai pronunciato? Pensieri che non ho mai immaginato? Qualcuno diceva che noi esistiamo perché mettiamo in discussione la realtà. Nella riflessione...

Il piedino

Quelli che... Neanche un dubbio... Oh Yeah!
di E. J.
[Anders Breivik, Cherif e Said Kouachi, Khalid e Ibraim Bakraoui, Mohamed Lahouaiej Boulel, Ali Sonboly, Adel Kermiche, …]

Vabè…   

Tempo di cinema
Il rosso e il blu, 2012, di Giuseppe Piccioni
a cura di Michaela Menestrina
Il davanzale sconfitto
alla bruttezza rifiuta
l'ultimo salto causa
lavori in corso imprevisti... 

Spazio d'arte
a cura di Francesco Del Zompo
Paesaggio senza titolo 
di Giovanni Ercoli
(originale: colla, grafite e bianco su tavoletta, 15x20)
Nota critica Un paesaggio delle idee
di Enrica Loggi
L'arte sottile, diafana di Giovanni Ercoli si propone qui come paesaggio e panorama interiore, evocato quasi come un principio filosofico, in un ventaglio di volumi che si mostrano sotto forma di creature del pensiero...

Le prose

L'unica certezza
di Francesco Del Zompo
"Cara, cosa mi metto domani?" C'è un invito a un matrimonio nel fine settimana della coppia, e quella che dovrebbe essere una giornata di festa, si prefigura una convulsa fiera delle vanità, dove a stramazzare saranno...

Un obolo di luce
di Americo Marconi
La luna sale infiammata sopra le dune di sabbia; le fortezze espugnate somigliano a giganti che fumano nella notte il vapore della terra.
Attende paziente un segno di auspicio dalle stelle. Sono tre giorni che un oscuro male...

Estremo. Antitesi sul dubbio
di Rosita Spinozzi
Il dubbio viaggia su ali di farfalla. E' leggero, impalpabile, pesa come un macigno. Subdolo s'insinua sotto la pelle, è un veleno che infetta l'anima facendosi beffe della ragione. Non c'è più logica. Pretende l'inchino...

Nella stazione
di Elvira Bonin
Che cosa è normale? Tutto ciò che risponde ai nostri canoni? Tutto ciò che per noi va bene? Che cosa è anormale? Tutto ciò che per noi è diverso? Chi sono i diversi? I diversi da noi? O siamo noi diversi per loro? ...

Le poesie

Senza titolo
di Enrica Loggi
Ti colgo, sole nella tua raggiera
estiva come pioggia luminosa
e non so chi tu sei, quando vien sera
ed il giorno si stringe ad una cosa...

Mamma, sono un autistico
di Ivan Pozzoni
Mamma, sono un autistico, non un autistico dell'azienda trasporti                                                                                        [municipale]
so che nel tuo cuore di madre hai sempre sognato di sistemarmi da                                                                                      [statale]
senza la preoccupazione del cartellino da timbrare e della                                                                                                    [disoccupazione]
a fare diciotto ore a settimana, tre mesi in ferie, con l'ansia di                                                                         [defiscalizzare la ripetizione ...]

Sulla spiaggia del dubbio
di Elmira Rama
A piedi nudi giro
con un mantello nero,
la voce della mente
racconta ciò che vuole...

Senza titolo
di Isabella Franchellucci
Quesiti sospesi
per un senso che sfugge
tra le trame del divenire,
irrisolti giorni rotolati...

Il dubbio
di Gabriella Grande
Ieri mi mancherai.
Fino alla mezzanotte non l'ho avvertita
la tua mancanza,
ma ti prometto che nel ricordo di ieri...

(Dalla stanza che respiri,)
a E. L. in chiave lunare
di Martina Luce Piermarini
Volto di donna morta dal suo volto di donna viva.
Eppure non c'è disgrazia qui, non un letto su cui giacere
non un nome da questo spazio incircoscrivibile e lucente...

Senza titolo
di Salvo Lo Presti
Quello che so è
che respiro
che il cuore continua
a sbattere...

Senza titolo
di Angela Siciliano
Abitavo un esilio.
Dal quale sentivo struggimento
per i territori futuri
che lentamente si avvicinavano...

Senza titolo
di Roberta Lazzarini
Un antico fruscio di memorie nella risacca,
il mare inebria i sogni di azzurro /
e di riflessi di colline.
Acque tormentate dai marinai...

La fotografia
Restare o provare a volare?
di Dante Marcos Spurio

La vignetta
PensUT
di Giuseppe Piscopo


































mercoledì 29 giugno 2016

UT Il LABIRINTO - Numero 54 2015/16


In questo numero

Editoriale
Il peso delle vie d'uscita
di Massimo Consorti
Non c'è materialmente nulla di più claustrofobico del labirinto. Ci si entra per giocare, si esce disperati. E' il senso di impotenza nei confronti di chi ci pone di fronte a scelte. Andiamo a sinistra? A destra? Proseguiamo per il centro? 

Il corsivo
Non nel nome della rosa
di Alceo Lucidi
Nel 1972, scrivendo l'introduzione alla sua "opera aperta" per eccellenza, Le città invisibili, Italo Calvino evoca la struggente poliformità di luoghi immaginari. Più forme della mente, sinuose acrobazie intellettuali prodotte secondo un...

L'elzeviro
Una via d'uscita
di Giuseppe Piscopo
Nascere. Dove e quando non è una scelta. Tagliato il cordone ombelicale ci ritroviamo ad affrontare un mondo che un momento prima non ci apparteneva. Usciamo dalla porta di un monolocale pieno d'acqua senza prevaricazione alcuna...

Il piedino
Labirinto 
piedino che si contrae
per riprendere la corsa
di Alessandra Morelli
La vertigine sale con il maestrale che soffia a spirale,
mentre mi oriento verso il senso che di poppa urta la prua,
corro stremato sul filo rosso, spinato.

Prima era rima
a cura di Michele Ortore
Come drogare una sezione aurea
La fedeltà del poeta
se ha la forma
oceanica a coperchio...

Le prose

Il blocco
di Alessandro Cascio
Non lo avevo mai visto, ma ne sentivo la presenza ogni secondo della mia esistenza. Lo avevo immaginato, lo sentivo sussurrarmi nell'orecchio ogni scelta, perfino ogni movimento e sembrava quasi di divertisse ai limiti dell'umana ragione...

Labirinto
di Salvo Lo Presti
Primo movimento - Arianna o della solitudine
Avrei voluto incontrarti in uno spazio vuoto, senza confini, protetto solo dal cielo. Incontrarti dove lo sguardo abbraccia le parole, dove non puoi sfuggire il suono della mia voce che ti cerca, che ti lega inesorabilmente...

Il filo di Eva
di Isabella Franchellucci
"Aiuto!" seduta sul letto si stringe il petto scosso dall'ansia parossistica. Ancora l'incubo notturno ricorrente: corridoi che si intersecano, illuminati da una spettrale luce che si va spegnendo e lei resterà al buio, per sempre, non uno spiraglio...

La piccola icona
di Americo Marconi
Teneva le gambe bene in vista fuori dallo sportello, appena coperta da un abitino bianco. Si era appisolata sotto gli scuri occhiali e il gran sole d'estate, quando sentì un'auto che spense il motore...

Il labirinto
di Michaela Menestrina
L'ultima ondata primaverile di influenza del 2016 giù al Nord si è presentata con una virulenza degna del peggior schianto mortale. La mamma no, ha 89 anni! E invece sì. 40 il primo giorno, 40 il secondo, 39,8 il terzo...

Labirinti psichici
di Giampietro De Angelis
Ciuffi d'erba ondeggiano senza fruscio, in lontananza. Oltre, si scorgono i pali del telegrafo e vecchi tralicci. Rotaie arrugginite, inutilizzate, solcano un campo vuoto. Più vicino, un'automobile è ferma. Sembra sull'orlo di un precipizio...

Le poesie

Senza titolo
di Victoria Esposito
Il sole diretto mi spaventò,
fece crescere queste alte siepi;
le coltivai a lungo e mi aiutò
la mano amorevole di mia madre...

Due
di Carla Civardi
Finito e infinito
collegati da un unico accesso.
Interiore ed esteriore
che si fondono nei contorni...

Senza titolo
di Enrica Loggi
Impazzano nere le rondini
come un grido nell'aria.
Il paese sotto di loro
si stringe in stradine remote...

Filo d'amore
di Lucilla Di Meco
Hai strappato tele del mio esistere,
tessitore di inutili trame e ordito.
Vaghi in un labirinto di menzogne,
impotenti assisti al corso delle tue stagioni...

La vidas es larga
di Roberta Lazzarini
Perdonami José Manuel
se mi approprio del tuo idioma,
piegato al mio bisogno.
La vita è larga come il pensiero...

D'amor perduti
di Alessandro Allevi
Buongiorno vita passo dal via
la gara è partita del tempo in balia.
A piccoli passi cammino impacciato
persino sui sassi mi sento beato...

L'opera
La vera storia di Teseo
di Urka
con una nota di Francesco Del Zompo
L'eroe domestico
E' vero, ce lo ricorda Urka, che la storia come i miti non sono scritti per sempre. C'è sempre qualcosa di nuovo da scoprire o rileggere a seconda delle fonti alle quali si attinge. In questo caso, Arianna, come ogni saggia donna, non da al...

La fotografia
Tutte le strade portano al mare
di Dante Marcos Spurio

La vignetta
DedalUT
di Giuseppe Piscopo





giovedì 9 giugno 2016

I temi del Decimo Anno di UT. Annata editoriale 2016/17



Il dubbio
Termine inoltro collaborazioni: 31 luglio 2016
Presentazione Agosto 2016


Le nuvole
Termine inoltro collaborazioni: 30 settembre 2016
Presentazione Ottobre 2016


La sposa
Termine inoltro collaborazioni: 30 novembre 2016
Presentazione Dicembre 2016


La piazza
Termine inoltro collaborazioni: 31 gennaio 2017
Presentazione Febbraio 2017


I segreti
Termine inoltro collaborazioni: 31 marzo 2017
presentazione Aprile 2017


Il Profumo
Termine inoltro collaborazioni: 31 maggio 2017
Presentazione Giugno 2017