Spaghi
rossi
Pietro passava una buon’ora a preparare Mario per l’uscita delle cinque.
Questo
d’estate, d’inverno anticipavano almeno di una partita di
calcio, data la prontezza del sole a voltare in cantina. La
cecità piombata d’un botto consentiva a Pietro solo incerti
movimenti domestici, e fuori diventava come un uccellino spaurito
sotto un temporale.
“Ven‘
amic‘, fidat‘ d‘ mm”, disse Pietro al suo compagno di vita
con voce gutturale. Mario annuì. Aveva capito e, spediti come
lumache, iniziarono ad avanzare sulla fascia di strada protetta dal
traffico. Passeggiavano spesso insieme lungo il viale alberato del
centro cittadino, fino ad arrivare al bar ‘benedetto’, quello che
accoglieva ogni sorta di clientela: dal pensionato al giovane
squattrinato che riusciva a tenere compagnia a un bicchiere vuoto per
quasi tutto il pomeriggio, revisionando il fondo schiena di ogni lady
che passava. La domenica mattina Duetto, il bar, era il
consueto punto di ritrovo degli anziani marinai che, affrancandosi
con una coppa di vino, si srotolavano storie sempre uguali, o almeno
a me apparivano tali per la mia congenita, scarsa attenzione.
“Ogg‘
però c‘ sntamo una bella muschett‘ prm‘ d‘ uscrr. Ch n‘ dc
di Bn...? Mario, questa volta, si fece capire a malapena da Pietro,
perché gli era troppo difficile articolare quella frase, data
l’afasia, conseguenza dell’ictus di anni prima. Ma fa niente, si
prese il disco giusto e lo mise sul piatto a girare. Che bello
sarebbe stato averli visti davvero, anche per me, così poco incline
all’eccitazione. L’opera, la loro passione, era “Una furtiva
lagrima” cantata da Beniamino Gigli, che li fece tornare per un
attimo acerbi, quando insieme cantavano tra gonne e brache familiari
ma attentissime alla minima stonatura. Godevano delicatamente di
quelle melodie. Parole intense di bellezza e d’amore struggente,
che solo loro riuscivano a rivivere nella franchezza dei sentimenti.
L’età non conta di fronte alle emozioni, quando le si riesce a
provare ancora. Sentire, ascoltare, gioire delle loro palpitazioni
insieme alla musica è come vedersi e flirtare con cento amanti e
forse più. La musica li fondeva come in un fuoco magmatico per poi
danzare sugli spaghi rossi del metallo incandescente dell’anima.
Mario, più di Pietro, riusciva a concentrarsi sulle onde della
musica veleggiandoci sopra come un clipper di comprovata navigazione,
muovendo la testa al ritmo flessuoso del mare. L’altro ne coglieva
le assonanze con luoghi più domestici, ricercando nel suono le
tonalità più calde come la sua terra d’origine, dove il verde si
coniuga armoniosamente al giallo oro delle spighe adulte.
“Amico
mio, che peccato sarebbe non poter ascoltare neanche il soffiare del
vento d’inverno, la frotta di rondini al primo sole o la voce del
nostro Beniamino”. Pietro fece un cenno del capo ringraziando la
fortuna per entrambi.
Francesco Del Zompo
Francesco Del Zompo, accesosi un dì a Sben, spera tanto, di spegnersi altrove. La grafica, la comunicazione, il design, l’editoria d’arte sono campi in cui ama applicarsi. Tra essi sogna ancora di trovare quello giusto. Nel frattempo...
Oggetto pensante n. 37 “Spaghi rossi”
per UT Il suono, luglio 2013.
Materiali vari
Francesco Del Zompo, accesosi un dì a Sben, spera tanto, di spegnersi altrove. La grafica, la comunicazione, il design, l’editoria d’arte sono campi in cui ama applicarsi. Tra essi sogna ancora di trovare quello giusto. Nel frattempo...
Oggetto pensante n. 37 “Spaghi rossi”
per UT Il suono, luglio 2013.
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