venerdì 29 settembre 2017

UT n. 61, Il vento sul web. Lo scritto di Maria Grazia Maiorino: "La sposa del vento"




La sposa del vento

Il movimento e la quiete. Il tempo e il non tempo. Il farneticamento e l’essenzialità. Il vortice e il centro fermo.
Il quadro occupava la parete alla mia destra; di fronte, forse, l’apertura di una finestra, era un giorno piovoso di aprile, molti anni fa. Nessuna delle sensazioni e fantasie suscitate dal quadro è rimasta, nella sua distinta separatezza, è inutile che mi sforzi di afferrare ciò che la memoria ha sepolto. Restano gli appigli del luogo, di una data probabile, della riproduzione cercata e tante volte riguardata nel catalogo del Kunstmuseum di Basilea. Resta il legame saldo del ricordo di una sosta più lunga, con la mente che galoppava frustata dal vorticoso movimento fissato sulla tela.
L’incontro con l’immagine creata da un pittore simile a un incontro d’affetto, di quelli che si conservano con gratitudine. Perché?
C’è una coppia nel vento.
Ci sono coppie nei quadri che ho visto nelle quali mi sono ritrovata o dalle quali mi sono allontanata con inquietudine. C’è un tempo immobile - catturato all’oro sospeso dei tramonti - nei quadri di Klimt, ci sono giardini somiglianti a sogni prenatali, e l’uomo e la donna che si stringono ne Il bacio appartengono a questo bisogno di assoluto, di eternità.
Gli amanti di Schiele sono l’altra faccia dell’amore, la corruzione, putrescenza, miseria, infelicità, che si nascondono dietro le tappezzerie preziosamente fiorite: uno squarcio e l’altra vita appare, anzi la morte.
Gli svolazzi, le pieghe la realtà disintegrata in frammenti di luce, le ali ruotanti che rendono visibile il vento di Kokoschka, sono i passi tumultuosi del nostro presente che corre, travolge, minaccia, distrae, porta via con sé, cancella, scuote. E’ il tempo che Klimt magicamente esorcizza, è la guerra che si ripete con la stessa furia irrazionale, sfuggendo ai distinguo della nostra ragione, è la fretta con cui ci piomba addosso tutto ciò che è male.
Ma all’interno di questa corsa del vento c’è un punto di fermezza, c’è una sposa che dorme serena accanto a un uomo più vecchio, ossuto, in atteggiamento apparentemente vigile e protettivo. La donna, abbandonata sulla sua spalla, non oppone resistenza, si lascia portare come una foglia o un petalo dal suo destino di creatura. Fatta della stessa materia delle onde d’aria che la circondano, non ha bisogno di torri né di alcove, l’amore è un nodo di nastri che non oppongono resistenza, si avvolgono e si stendono, si arrendono conservando un segreto: la stabile durata di un viaggio nel vento. 

Maria Grazia Maiorino

Nessun commento:

Posta un commento