La sposa del vento
Il movimento e la quiete. Il
tempo e il non tempo. Il farneticamento e l’essenzialità. Il
vortice e il centro fermo.
Il quadro occupava la parete
alla mia destra; di fronte, forse, l’apertura di una finestra, era
un giorno piovoso di aprile, molti anni fa. Nessuna delle sensazioni
e fantasie suscitate dal quadro è rimasta, nella sua distinta
separatezza, è inutile che mi sforzi di afferrare ciò che la
memoria ha sepolto. Restano gli appigli del luogo, di una data
probabile, della riproduzione cercata e tante volte riguardata nel
catalogo del Kunstmuseum
di Basilea. Resta il legame saldo del ricordo di una sosta più
lunga, con la mente che galoppava frustata dal vorticoso movimento
fissato sulla tela.
L’incontro con l’immagine
creata da un pittore simile a un incontro d’affetto, di quelli che
si conservano con gratitudine. Perché?
C’è una coppia nel vento.
Ci sono coppie nei quadri
che ho visto nelle quali mi sono ritrovata o dalle quali mi sono
allontanata con inquietudine. C’è un tempo immobile - catturato
all’oro sospeso dei tramonti - nei quadri di Klimt, ci sono
giardini somiglianti a sogni prenatali, e l’uomo e la donna che si
stringono ne Il
bacio
appartengono a questo bisogno di assoluto, di eternità.
Gli amanti
di Schiele sono l’altra faccia dell’amore, la corruzione,
putrescenza, miseria, infelicità, che si nascondono dietro le
tappezzerie preziosamente fiorite: uno squarcio e l’altra vita
appare, anzi la morte.
Gli svolazzi, le pieghe la
realtà disintegrata in frammenti di luce, le ali ruotanti che
rendono visibile il vento di Kokoschka, sono i passi tumultuosi del
nostro presente che corre, travolge, minaccia, distrae, porta via con
sé, cancella, scuote. E’ il tempo che Klimt magicamente esorcizza,
è la guerra che si ripete con la stessa furia irrazionale, sfuggendo
ai distinguo della nostra ragione, è la fretta con cui ci piomba
addosso tutto ciò che è male.
Ma all’interno di questa
corsa del vento c’è un punto di fermezza, c’è una sposa che
dorme serena accanto a un uomo più vecchio, ossuto, in atteggiamento
apparentemente vigile e protettivo. La donna, abbandonata sulla sua
spalla, non oppone resistenza, si lascia portare come una foglia o un
petalo dal suo destino di creatura. Fatta della stessa materia delle
onde d’aria che la circondano, non ha bisogno di torri né di
alcove, l’amore è un nodo di nastri che non oppongono resistenza,
si avvolgono e si stendono, si arrendono conservando un segreto: la
stabile durata di un viaggio nel vento.
Maria Grazia Maiorino
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