L'immagine è di Francesco Del Zompo con Elena 3D
sabato 21 dicembre 2013
martedì 10 dicembre 2013
UT LE MANI - n 4 2013
In questo numero
Editoriale
Le mani che accarezzano
di Massimo Consorti
La prima volta che ne ho sentita una violenta in faccia avevo tre anni. Da quel momento, da quelle lacrime più di rabbia che di dolore, dissi a me stesso che non le avrei mai usate in quella maniera...
Il racconto
Intimi
Sottotitoli del discorso al mondo di una sordomuta
di Alessandra Morelli
Arrivata al parco, si mette sotto l'albero più grande e sale in piedi sulla sua scatola. In definitiva, non sopporto i seccatori. Mi rompe le ossa quel loro appoggiarsi con lo sguardo, e la lingua, appuntita e dolciastra, che mi trattiene...
Schegge letterarie
Mani
di Giarmando Dimarti
Trovo spesso le mie mani spettinate dentro le parole. Per raccapezzarmi un poco faccio molta fatica. Se poi mi metto a pensare - questo capita quando una urgenza mi spinge dentro ed esige esatte connotazioni - allora tutto si perverte...
Uccellaccio
di Antonella Roncarolo
Una mattina di ottobre, lattiginosa ed incerta, di quelle che soltanto verso le nove riescono a sembrare mattinate e non crepuscoli, un vecchio era in piazza a Carisio. La luce fioca, rimasta accesa dietro gli scuri della finestra al pianterreno...
19 agosto 1999
di Chiara Tremaroli
Una donna perde lentamente conoscenza, sotto la luce delle lampade; sopra di lei, una corona di uomini in verde la guarda. L'immagine diventa sfocata, si duplica, come un caleidoscopio; poi tutto si fa buio. Lontano, in un angolo, c'è un uomo che guarda...
Poesie e Poeti
Ad un'amica
di Enrica Loggi
L'orchidea che coltivo
passa per le tue mani divenute
petali anch'esse, rossi nelle cuspidi
candele che s'accendono...
Senza titolo
di Rossella Frollà
Il blu si strappa nel cielo
con le mani
raccolgo il bianco delle nubi,
si deforma...
Le rose di Anoar
di Mariagrazia Maiorino
Anoar è partito finalmente Anoar
ha preso il volo per il suo Bangladesh
il padre morto i riti mancati
la famiglia in attesa odori affollati...
Senza titolo
di Bianca Maria Massi
Vitreità di occhio che conteggia
numeri interi e frazioni di denari,
in stambugio polveroso e
di muffe ammorbato...
Mani mediterranee
di Michaela Menestrina
C'è chi ha tenuto le mani
salde sul suo timone in quel mare
per non sporcarsi la fedina penale
e non ha avuto bisogno...
Rubriche
Il corsivo
Poetica delle mani
di Alceo Lucidi
Osservare delle mani che si intrecciano può divenire esercizio ripetitivo e banalizzante. Non quando si parla, però, di rapporti intensi, autenticamente vissuti. Le mani possono - e debbono - dirci di più di quanto si ricaverebbe da un uso riduttivo, funzionale, meccanico...
L'elzeviro
Le mani della ragione
di Giuseppe Piscopo
Quando ero ragazzo, spesso arrivavano per posta bigliettini augurali che commercializzavano il lavoro di artisti senza mani. Opere realizzate sorreggendo il pennello con la bocca o con i piedi. Mi sono sempre chiesto come facessero...
Il piedino
di Alessandra Morelli
Mani
piedino coperto dal cappuccio di un palmo
La prima, grande magia a cui chiunque ha assistito:
il naso rubato e riapparso,
tra l'indice e il medio.
L'Opera
Credit card safari #44, for rent
di Emilio Patalocchi
con uno scritto di Massimo Consorti
Lo Spaventacuster con le mani sull'infinito
Gira in un contesto di assenza, la storia delle mani gialle del generale Custer. Un uomo senza tempo lasciato al giudizio di posteri distratti, sta lì, piantato nelle praterie delle anime perse e dei passi claudicanti. Il racconto di Emilio Patalocchi...
La fotografia
Shangai Surprise
di Dante Marcos Spurio
La vignetta
SegnUT
di Giuseppe Piscopo
lunedì 25 novembre 2013
mercoledì 16 ottobre 2013
martedì 1 ottobre 2013
Roma vista e vissuta da Enrica Loggi e Dante Marcos Spurio. La quarta plaquette virtuale di UT
Dante Marcos Spurio
Roma di riflesso
Enrica Loggi
Roma-Romae
Città,
denso giardino e forte labirinto,
città
che ti specchi in una pozzanghera
dove
nuotava, improbabile ninfea, la Cattedrale.
Città
lontana da te stessa, disgiunta
dal
tuo respiro sospeso, nel tuo cuore inatteso.
Ridevi
e piangevi dietro una fila di colonne,
a
mezzanotte giocammo ai dadi.
Tu eri
misteriosa, ma non beffarda,
la
mano che cercava il batticuore
ebbe
in cambio una chiave civettuola,
sì,
lo sapevo che anche tu eri sola
dentro
i tuoi enormi panni.
Scelsi
la strada più piccola per lasciarti.
Ti
amavo tanto, e non volevo sciuparti.
Enrica
Loggi ha pubblicato le seguenti raccolte di liriche: Vasto era
il mare (Maroni Editore, 1993); Il seme della pioggia
(Maroni Editore, 1995); Musica leggera (Maroni Editore,
2000); Di acque e segni labili (Edizioni del Leone, 2000); Il
talento dei giorni (Stamperia dell'Arancio, 2002); … A una
rima di vento (Polistampa, 2012).
Dante
Marcos Spurio. Nato in Argentina, fotografa la realtà dei
sentimenti. Il suo parrebbe un mezzo modificato per fermare le
emozioni, catturandole magicamente, forse grazie anche al suo
inseparabile cappello. Nonostante la giovane carriera, vanta numerose
mostre personali e collettive.
mercoledì 25 settembre 2013
UT IL SUONO - n 3 2013
In questo numero
Editoriale
Il fascino del suono del sole e della luna
di Massimo Consorti
Tanti anni fa, il Grundig radio/fonografo ne trasmetteva centinaia... di suoni. Se la sintonia non era all'altezza, oltre ai suoni si sentivano gracchiate da mandare fuori di testa tutti, ma non me. Io amavo i suoni, qualunque essi...
Il racconto
L'incompiuta (una storia vera)
di Alessandro Cascio
"Devi avere una cazzo di dote nella vita", mi disse una volta il generale, "perché i giovani come te la società non vuole vederli in strada, ma in galera, in manicomio o sopra un palco". La mafia nel mio paese era ferma a oziare...
Schegge letterarie
Il flauto magico
di Giarmando Dimarti
Il mio non vuol essere un riferimento al famosissimo Die Zauberflote di Wolfgang Amadeus Mozart né, con un rimando più recente, al Pifferaio di Hamelin o Pifferaio magico nella conosciuta trascrizione dei fratelli Grimm...
Il suono che colpisce al cuore e cattura l'anima
di Lito Fontana
Quando vai a un concerto e rimani abbagliato dal musicista e dalle melodie che esegue, è il suono che ti fa questo effetto. E se il suono delle note emesse dal suo strumento è bello, contaci: ti colpisce direttamente al cuore...
Isola
di Antonella Roncarolo
Il silenzio, innanzitutto. Un silenzio immenso, asciutto, potente. Non il silenzio imbarazzato tra chi è costretto a convivere in spazi grigi e ristretti. Neanche quello della solitudine dei grandi alveari della città. Al contrario...
Poesie e Poeti
Da frchina
di Enrica Loggi
Fu da bambina la prima volta
che sentii suonare una chitarra.
Ero io che con la manina
muovevo le corde per gioco...
Senza titolo
di Rossella Frollà
Le margherite bianche d'estate
sollevano il cielo
le guardo dondolare,
l'aria piange la memoria di ognuna...
Sillabe
di Emanuele Feliziani
L'obiettivo piomba sempre
in fondo al rigo - è un conto -
un argano e pompa sangue,
se, un secondo dopo detta...
Il suono
di Michaela Menestrina
Parole di odio
mutano il suono in puzzolente fragore
Parole d'amore
Illuminano l'istante in fragrante sussurro...
Rubriche
Somiglianze
a cura di Rossella Frollà
Senza titolo
di Claudio Damiani
E questo canto, amore mio, di cicale
sotto il sole di luglio, in una campagna italiana,
cielo azzurro e poche nuvole, piccole,
odore forte di rosmarino e ginestre...
Prima era rima
a cura di Michele Ortore
La lotta di classe tra video e suono
di Davide Nota
[…]
La bomba s’apre come un fiore acido
di
pixel verdi e viola, un cavolfiore
spettacolare.
Estetica del crash,
se
esistere è violare in un accumulo...
Il corsivo
Il canto del mondo
di Alceo Lucidi
Il canto del mondo, ritrovando il titolo del romanzo di uno francese, Jean Giono. Proprio così. In fondo siamo immersi nei suoni. La loro indefinibile matassa ci avvolge senza requie, alle volte scuotendoci, altre, lasciandoci...
L'elzeviro
Suono, ma nessuno mi apre
di Giuseppe Piscopo
Ci vuole orecchio! Per fare certe cose ci vuole orecchio! Cantava Enzo Jannacci. Quanti suoni arrivano al nostro padiglione auricolare? Tanti, una vera colonna sonora che fa da sfondo alla nostra vita. Le vibrazioni si diffondono...
Il piedino
Suono che corre sulle punte
di Alessandra Morelli
Le risate nel salone, il fruscio delle camelie, la tosse roca.
L'anima di Violetta Valery ha innumerevoli echi,
che sembrano dire sempre la stessa cosa: Amami.
L'opera
Lonely Hearts
di Marco Lodola
con uno scritto di Pier Giorgio Camaioni
Due note nel cognome, intanto. Ma quante le opere a tema musicale: il contrabbassista, la pianista, il trombettista, l'orchestra d'archi, il chitarrista folk, la ragazza a cavallo della chitarra o dentro una lampadina...
L'oggetto pensante
Spaghi rossi
di Francesco Del Zompo
La fotografia
Frequency
di Dante Marcos Spurio
La vignetta
OrecchiUT
di Giuseppe Piscopo
giovedì 19 settembre 2013
Plaquette virtuale n. 3. UT Il Suono e gli "Spaghi rossi" di Francesco Del Zompo
Spaghi
rossi
Pietro passava una buon’ora a preparare Mario per l’uscita delle cinque.
Questo
d’estate, d’inverno anticipavano almeno di una partita di
calcio, data la prontezza del sole a voltare in cantina. La
cecità piombata d’un botto consentiva a Pietro solo incerti
movimenti domestici, e fuori diventava come un uccellino spaurito
sotto un temporale.
“Ven‘
amic‘, fidat‘ d‘ mm”, disse Pietro al suo compagno di vita
con voce gutturale. Mario annuì. Aveva capito e, spediti come
lumache, iniziarono ad avanzare sulla fascia di strada protetta dal
traffico. Passeggiavano spesso insieme lungo il viale alberato del
centro cittadino, fino ad arrivare al bar ‘benedetto’, quello che
accoglieva ogni sorta di clientela: dal pensionato al giovane
squattrinato che riusciva a tenere compagnia a un bicchiere vuoto per
quasi tutto il pomeriggio, revisionando il fondo schiena di ogni lady
che passava. La domenica mattina Duetto, il bar, era il
consueto punto di ritrovo degli anziani marinai che, affrancandosi
con una coppa di vino, si srotolavano storie sempre uguali, o almeno
a me apparivano tali per la mia congenita, scarsa attenzione.
“Ogg‘
però c‘ sntamo una bella muschett‘ prm‘ d‘ uscrr. Ch n‘ dc
di Bn...? Mario, questa volta, si fece capire a malapena da Pietro,
perché gli era troppo difficile articolare quella frase, data
l’afasia, conseguenza dell’ictus di anni prima. Ma fa niente, si
prese il disco giusto e lo mise sul piatto a girare. Che bello
sarebbe stato averli visti davvero, anche per me, così poco incline
all’eccitazione. L’opera, la loro passione, era “Una furtiva
lagrima” cantata da Beniamino Gigli, che li fece tornare per un
attimo acerbi, quando insieme cantavano tra gonne e brache familiari
ma attentissime alla minima stonatura. Godevano delicatamente di
quelle melodie. Parole intense di bellezza e d’amore struggente,
che solo loro riuscivano a rivivere nella franchezza dei sentimenti.
L’età non conta di fronte alle emozioni, quando le si riesce a
provare ancora. Sentire, ascoltare, gioire delle loro palpitazioni
insieme alla musica è come vedersi e flirtare con cento amanti e
forse più. La musica li fondeva come in un fuoco magmatico per poi
danzare sugli spaghi rossi del metallo incandescente dell’anima.
Mario, più di Pietro, riusciva a concentrarsi sulle onde della
musica veleggiandoci sopra come un clipper di comprovata navigazione,
muovendo la testa al ritmo flessuoso del mare. L’altro ne coglieva
le assonanze con luoghi più domestici, ricercando nel suono le
tonalità più calde come la sua terra d’origine, dove il verde si
coniuga armoniosamente al giallo oro delle spighe adulte.
“Amico
mio, che peccato sarebbe non poter ascoltare neanche il soffiare del
vento d’inverno, la frotta di rondini al primo sole o la voce del
nostro Beniamino”. Pietro fece un cenno del capo ringraziando la
fortuna per entrambi.
Francesco Del Zompo
Francesco Del Zompo, accesosi un dì a Sben, spera tanto, di spegnersi altrove. La grafica, la comunicazione, il design, l’editoria d’arte sono campi in cui ama applicarsi. Tra essi sogna ancora di trovare quello giusto. Nel frattempo...
Oggetto pensante n. 37 “Spaghi rossi”
per UT Il suono, luglio 2013.
Materiali vari
Francesco Del Zompo, accesosi un dì a Sben, spera tanto, di spegnersi altrove. La grafica, la comunicazione, il design, l’editoria d’arte sono campi in cui ama applicarsi. Tra essi sogna ancora di trovare quello giusto. Nel frattempo...
Oggetto pensante n. 37 “Spaghi rossi”
per UT Il suono, luglio 2013.
Materiali vari
giovedì 12 settembre 2013
Le "prove" di Marco Lodola per UT "Il suono". Ma la scelta...
Queste sei opere sono state le proposte di Marco Lodola per il numero di UT n. 3/2013, dedicato al "Suono". Quella scelta all'unanimità dalla redazione è stata la... settima. Chi volesse prenotare le copie della rivista può farlo seguendo le indicazioni riportate sul blog alla voce "abbonamenti".
martedì 10 settembre 2013
" Le lettere d'amore" di Giarmando Dimarti e la "Cage en fleur" di Dante Marcos Spurio. La plaquette virtuale di UT n. 2
Non
avresti dovuto, Roberto Vecchioni, scrivere versi come questi: le
lettere d’amore / fanno solo ridere: / le lettere d’amore / non
sarebbero d’amore / se non facessero ridere1. Non
si può liquidare con alchimie linguistiche presuntuose i palpiti
della mentecuore che vogliono significare il senso, a volte, cercare
di analizzare i termini di una pulsione vissuta come ricerca della
propria identità. Penso a come ti avrebbe risposto l’irreprensibile
badessa Eloisa a difesa della sua esperienza amorosa totalizzante:«
Ho amato con tutta me stessa, ho vissuto con tutta me stessa, ho
scritto con tutta me stessa. Sono la mia scrittura. La mia scrittura
è la mia anima». Per questo non le possono bastare neppure le
parole del suo Abelardo, dialettico insigne: Ci trovammo prima
uniti nella stessa casa poi nello stesso cuore, che
ripercorrono la loro passione onnipresente, arenata nella
concupiscenza. Giungendo a dire nei Problemata: nulla può
inquinare l’anima se non ciò che viene dall’anima. E con
asserzione perentoria: Io che ho molto peccato sono completamente
innocente.
E
come potremmo capire la complessa avventura umana e letteraria di
Emily Dickinson se non sfogliassimo le numerose lettere (più di 300)
indirizzate a Susan Gilbert (le risposte di questa, purtroppo, sono
state distrutte). L’esilità, la semplicità e la quotidianità da
cui prende le mosse la scrittura dickinsoniana si caricano di una
forza irriverente, di una pensosità colma, di una ebbrezza vitale
insospettabili. Starei per dire la miglior Dickinson, se non fosse
che è proprio il passo esile, lento, esitante della sua poesia a
farla unica. Ma qui, il sentimento provato, qualunque esso sia, rompe
gli schemi della convenzione e si abbandona all’abisso del sogno
incarnato: il mio cuore è pieno di te, sino alla reticenza
audace: non abbiamo bisogno di parlare a tutti…e aggiungo un
bacio, timidamente, che non ci sia qualcuno lì! È una misura
aggiunta, è un fare desueto che spalanca una diversità poco
avvertita, e che sarebbe passata sotto silenzio.
Hai
mai letto la complessa lettera di Oscar Wilde a Lord Alfred Douglas
scritta dal carcere di Reading, dove era finito nel 1897 per il reato
di sodomia? Te ne voglio ricordare un frammento celebre per la sua
intensa drammaticità:
Mio
carissimo ragazzo,
questo
è per assicurarti del mio amore immortale, eterno per te. Domani
sarà tutto finito. Se la prigione e il disonore saranno il mio
destino, pensa che il mio amore per te e questa idea, questa
convinzione ancora più divina, che tu a tua volta mi ami, mi
sosterranno nella mia infelicità e mi renderanno capace, spero, di
sopportare il mio dolore con ogni pazienza. Poiché la speranza,
anzi, la certezza, di incontrarti di nuovo in un altro mondo è la
meta e l’ incoraggiamento della mia vita attuale, ah! debbo
continuare a vivere in questo mondo, per questa ragione.
Il
finissimo ragionatore, il grande poeta, il commediografo esilarante,
il pungente aforista onniargomentativo, il dandy per antonomasia si
ritrova in una confessione paradossale nei confronti del suo modus
vivendi et operandi. Si avventura in un territorio dove la prassi
dell’anomalia esistenziale, tanto cercata e vissuta, diviene
sorprendentemente sublimata in uno slancio ideale, quasi ad inverare
l’auspico riposto dalla madre nella scelta del nome tratto dalla
mitologia irlandese: figlio di Oisín poeta e guerriero, nato nella
terra dell’eterna giovinezza. Nella dura esperienza del carcere la
sublimità dell’amore nei confronti della ottusa concupiscenza,
rende Oscar un maestro di saggezza nei confronti della meschinità
degradante del discepolo Bosie (Lord Alfred Douglas), riscoprendo il
significato profondo e insostituibile del dolore nella vita umana: Il
dolore è la suprema emozione di cui l’uomo è capace. Questa
lettera, dalle lunghe peripezie, è stata correttamente ed
integralmente pubblicata solo nel 1962 da Ruper Hart-Davis. Oggi fa
parte dell’intero corpus di lettere edito nel 2000 a New York da
Marlin Holland e Ruper Hart-Davis con il titolo di The Letters of
Oscar Wilde, dal quale è stata riscritta la complessa vita
dell’autore.
Lettere,
quindi, come vita e non pezzi di archeologia sentimentale per
voyeurs. Tanto meno da far ridere.
Avresti
fatto meglio, Roberto, a far tesoro di quanto dicono questi versi del
tuo amico Pessoa, al quale hai dedicato la canzone citata all’inizio:
Se dopo la mia morte volessero scrivere la mia biografia, / non
c’è niente di più semplice. / Ci sono solo due date – quella
della mia nascita e quella della mia morte. / Tutti i giorni tra
l’una e l’altra sono miei*.
Noi
possiamo e dobbiamo solo sforzarci di comprenderli. E basta.
*Roberto
Vecchioni, Le lettere d’amore, dall’Album Il cielo
capovolto, 1995.
*Fernando
Pessoa/Alberto Caeiro, Poemas Inconjuntos, in “Atena” n.
5, febbraio 1925.
giovedì 1 agosto 2013
UT IL DESIDERIO - n. 2 2013
In questo numero
Editoriale
Travolto dal desiderio
di Massimo Consorti
Travolto. Ecco come mi sento. Dall'indifferenza, dal cinismo, dal pressappochismo, dalla smania di protagonismo, dalla noia (degli altri) che diventa dannosa, da vite inespresse che vogliono sbocciare rovinandoti la tua, da gente che sguazza nel pantano e che per sentirsi viva si agita e tracima...
Il racconto
Il tesoro di Wright
di Alessandro Cascio
Federica, non posso accarezzarla né conquistarla neppure con l'impavidità di mille agguerriti sumeri che mi ritrovo addosso e mi rendono l'uomo rabbioso con le spalle pesanti che sono diventato dopo anni di scellerati scuotimenti da un capo e l'altro della terra. Nessuno però può vietarmi di guardarla, di celare in lei ogni mio fievole desiderio...
Schegge letterarie
Ballata dell'amore distante
di Ivan Pozzoni
L'amore ha bussato alle ante della mia finestra, i miei occhiali anti-rottura, con nocche delle dita delicate, diverse dalle mie rovinate dai cazzotti sferrati e ricevuti, accecandomi della meraviglia di acquistar di nuovo un'opportunità da sprecare, di avere ancora un treno da attendere alla stazione di Milano...
Una storia vera
di Antonella Roncarolo
Anche tra le vie di New York si possono ammirare i tramonti. Nulla a che vedere con quelli del New Jersey, quando il sole si tuffa nella Baia del Delaware. Ari è seduto al tavolo del ristorante, in prima fila lungo la vetrata ai piani alti del grattacielo più grigio di Manhattan. Attraverso il bicchiere di bourbon con ghiaccio, osserva il tramonto spegnersi...
Poesie e Poeti
Senza titolo
di Enrica Loggi
La giostra in riva al mare con la musica
declinante pomeriggio di domenica
danzava il cuore della fisarmonica
uno stremato desiderio...
Fotografia
di Mariagrazia Maiorino
Se cerco la casa dove hai abitato
ha pareti d'aria
e pavimento di tegole rosse
rotolano bolle di canzoni...
Bosco
di Silvia Rosa
M'innamoro adesso
del bosco che mi racconti con la voce,
di quel verde lucido che sbuca
come un frutto appena colto, fresco...
Rubriche
Somiglianze
a cura di Rosella Frollà
Diario di bordo
di Umberto Piersanti
presso la foglia fradicia
del tiglio e dentro l'erbe
fatte quasi bianche,
nel suo rosa sempre più pallido...
Prima era rima
a cura di Michele Ortore
L'autunno del nostro desiderio (esercizio)
di Roberto R. Corsi
Fare un pellegrinaggio a Settignano
implorando pulsioni non indotte;
eleggere dimora in qualche bar
a quattro passi da Villa Favard...
Il Corsivo
Effetto desiderio
di Alceo Lucidi
Guardo stupito gli oggetti che mi attorniano, i più semplici e dimessi come i più sofisticati e salottieri. Stazionano austeri sopra i pochi tavolini di casa. non finisce di accattivarmi la docilità pronta e silenziosa con cui si adagiano ai nostri voleri. Sono oggetti passivi e, al tempo stesso, sostanza viva del desiderio di chi li maneggia...
L'Elzeviro
Desidero, dunque sono!
di Giuseppe Piscopo
Vivere è desiderare, comprese le donne e la roba degli altri. Il decalogo dell'antico testamento andrebbe rivisto e ristampato. I peccati si sono evoluti, sono diventati più sensibili. Gli oscuri oggetti del desiderio che oggi si chiamano escort, veline e letterine, per i più colti, hanno illuminato quelle case di piacere chiamate parlamento e consigli regionali...
Il Piedino
Desiderio. Piedino disteso al fresco
di Alessandra Morelli
Tutte le mirabolanti traiettorie di donne, uomini e clown con la sigaretta
finite, per Edward Hopper, nel bicchiere pieno
di una grandiosa Sera azzurra
L'opera
Desiderio New Pop
di Miriam Ravasio
con uno scritto di Enrica Loggi
L'amore giovane dal profilo materno, ludica emanazione divisa tra sentimento, volontà, possesso, incurva le sopracciglia e disegna una sagoma adolescente, quasi di carta tra labbra vermiglie ed occhi delle stesso colore, nella passione e il delicato esistere accanto alla propria creatura: una bambola tra le bambole...
L'oggetto pensante
In punta di sogni
tratto dal racconto I sogni son desideri
di Francesco Del Zompo
"Dai, svelto, chiudi gli occhi e pensa a una cosa bella che desideri tanto". Mi colse impreparato, completamente muto nei pensieri e quei pochi vagavano nel buio quasi totale. Come posso volere di più e cos'è un desiderio? Pensavo che solo una volta all'anno arriva un misterioso e vecchio signore che, oltre tutto, per darti dei pacchi addobbati...
La fotografia
Willing to Fly
di Dante Marcos Spurio
La vignetta
DesideriUT
di Giuseppe Piscopo
venerdì 21 giugno 2013
La poesia: Bianca Maria Massi. La fotografia: Dante Marcos Spurio. La plaquette virtuale di UT n. 1
Inauguriamo, con la poetessa Bianca Maria Massi e il fotografo Dante Marcos Spurio, la nostra galleria di plaquette virtuali. La poesia resta la poesia, mentre il posto delle "nobili" grafiche (o incisioni o serigrafie o punte secche) viene preso dalla "nobile" fotografia. La maniera del Mondo di UT di celebrare il matrimonio indissolubile fra la letteratura e le immagini.
Pensiero n. 1
Ondeggiano
i corpi-vessillo,
con
stupefacente leggerezza d'intento
in
assillo di sfoggio ancillare,
sguardo
senziente ed impalpabile.
Amano,
oh sì! amano dolorosamente
nel
graffio della dimenticanza.
Digiuna,
rimango, ed invisibile.
Pensiero
n.2
Sussulti
di bizzosità sopita
agitano
l'andirivieni stanco
ad
intervalli disciplinati
da
consuetudini vacanziere.
Vestigia
di gesti eloquenti
vantano
sospiri salmastri,
belletti
di gergali sicumere.
Nessun
frastuono fende la sequenza,
nessun
indugio al foriero incedere.
Pensiero
n. 3
Illanguidisce
il ricordo
nello
sforzo di vento che cessa,
aggrappato
all'estro di ripetuti passaggi,
agli
ambagi di un disperato augurio.
Echeggia,
inautentico infedele,
nel
suo infinito esserci.
Il mio
archivio è
la mia
sopravvivenza.
Bianca
Maria Massi è nata nel 1966 a Macerata. E' d'oro giallo la chioma a
lei più cara, verde cinabro l'iride in cui sprofonda, di solido
legno d'acero il bastone a cui s'appoggia. In Irlanda ha pronunciato
un solenne giuramento. Dall'italiano trae conforto per il suo
intrepido viaggio.
Nato
in Argentina, Dante Marcos Spurio fotografa la realtà dei
sentimenti. Il suo sembrerebbe uno strumento modificato per fermare
le emozioni, catturandole con la magia che (forse) gli arriva
direttamente dal suo inseparabile cappello. Nonostante una carriera
artistica iniziata da poco, conta numerose mostre personali e
collettive.
martedì 11 giugno 2013
Il grande giornalismo: Ettore Mo. La grande fotografia: Samuele Galeotti
Ettore
Mo è uno dei più grandi inviati di guerra che il giornalismo
italiano ha avuto ed ha. Tra tutti i reportage che ha scritto per il
Corriere della Sera, abbiamo scelto tre incipit. Li riteniamo
sufficienti per comprendere la grandezza di un uomo che prima di
raccontare i fatti, li vive.
Le
donne di Ciudad Juárez.
Vittime, madri e sicarie
(Corriere
della sera – 16 agosto 2011)
Al
cimitero di San Rafael, a pochi chilometri da Ciudad Juárez (città
di confine con gli Stati Uniti, un milione e 300 mila abitanti) sono
sepolti i cadaveri di 36 donne — diciotto delle quali mai
identificate— e 19 bambini, tutti vittime della guerra del
narcotraffico. Tra loro una studentessa di appena 16 anni, Rubi,
uccisa a febbraio da un sicario degli Zetas, il gruppo più
aggressivo dei Signori della droga: lo stesso che avrebbe poi
provveduto ad eliminare, dietro ordine del capobanda Hariberto
Lazcano detto El verdugo, il boia, la madre della ragazza, abbattuta
a raffiche di mitra mentre denunciava l’impunità dei banditi
davanti al municipio di Chihuahua, capoluogo della regione.
Marzialmente definite chicas Kalashnikov per l’arnese che portano
sempre in spalla quando scendono sul sentiero di guerra contro i sei
gruppi armati dei narcotrafficanti, le amazzoni messicane se le
devono pure vedere con gli schieramenti interni: quale il Cartello
del Golfo, in perenne rivalità (talvolta cruenta) con la compagine
narco-militare degli Zetas. Per Hillary Clinton, i narcos sono
«un’insurrezione criminale», una bestiaccia nata o cresciuta
grazie anche al massiccio contributo degli Usa. Come dimostra il
fatto che ogni anno gli americani mandano in fumo 65 miliardi di
dollari per alimentare il mercato degli stupefacenti, marijuana,
coca, eroina, metanfetamine, provocando stordimenti e deliri di
massa. Solo a Ciudad Juárez vivono (o sopravvivono) 80 mila
cocainomani. (...)
Ritorno
ad Haiti, l'isola dei bambini perduti
(Corriere
della sera 11 novembre 2012)
Il
fascino è sempre quello: e ne rimani stregato mentre all'aeroporto
il taxi procede in salita verso il centro della capitale, le
minuscole case aggrappate alla montagna come greggi di pecore o capre
sugli alti pascoli.
Questa
volta, però, l'isola porta i segni della catastrofe che l'ha colpita
dopo il devastante terremoto del 12 gennaio 2010, cui fece seguito
l'epidemia di colera - ora agli sgoccioli, con gli ultimi decessi a
fine ottobre - con oltre settemila morti.
Un
rapido pellegrinaggio nella tragedia mi conduce al villaggio di
Calaville, nel Sud del Paese - dove incontro Madame Billy, una
signora di 35 anni, che vive in una casa di tre metri per quattro,
fatta di terra e giunchi. Era appena passato l'Uragano Sandy -
racconta - e lei ha vissuto «ore terribili» nel timore che si
portasse via in una raffica lei e i suoi sei figli, la sua casa, i
suoi animali e anche l'orticello. (...)
Gonfiate
con le pillole delle mucche a 11 anni. Le schiave del sesso in
Bangladesh
(Corriere
della sera – 19 agosto 2012)
Fanciulle
di undici-dodici anni vittime di stupri quotidiani. Ragazzine che
ogni giorno si accoppiano con cinque-sei uomini diversi per qualche
soldo da portare a casa, a sostegno del magro bilancio familiare.
Incessante, inoltre, l'attività dei bordelli legalmente autorizzati
della città di Faridpur (due ore di macchina a sud-est della
capitale) dove un migliaio di prostitute è al lavoro sette giorni la
settimana, senza tregua. Così come avviene nell'isola di Bani
Shanta, interamente popolata dalle «sex workers», le così dette
«operaie del sesso», che alleviano la solitudine di turisti,
marinai, scaricatori di porto e miriadi di sfaticati di ogni genere.
In realtà, i dati delle statistiche sulla prostituzione - che sembra
essere la maggiore «industria» del Paese - vanno continuamente
aggiornati: e non dev'essere stata poca la sorpresa - anzi, lo
stupore - per i forestieri di passaggio quando, tempo fa, appresero
dai giornali che il flusso dell'acqua nelle fogne era stato
inesorabilmente bloccato da una «barriera di preservativi».
Samuele
Galeotti è nato a Urbania (PU) e vive a Noale (VE). Negli Anni '70,
scopre la passione per la fotografia e scatta le prime foto in bianco
e nero sull'ambiente e sui personaggi della sua città, curandone
personalmente tutti i passaggi, dal negativo alla stampa in camera
oscura. In seguito, con uno studio serigrafico di Urbino, sperimenta
il trasferimento delle sue immagini in serigrafie a mano e a tiratura
limitata. Il paesaggio, rurale e urbano, è una sua costante, quasi
un'ossessione, e si trasforma in luogo di riflessione interiore, in
rivelazione poetica e illuminante, senza mai perdere solidi tratti
realistici. Grazie a questi ultimi si fissano gli aspetti più
autentici e inediti dei luoghi che ha davanti, senza disdegnare gli
scatti provocatori e ironici del vivere quotidiano. Dopo periodi più
o meno intensi di ricerca, di mostre e concorsi in cui ha conseguito
premi e riconoscimenti, la sua attenzione si è rivolta sempre più
alla progettazione e alla realizzazione di libri come autore, nei
quali ha sviluppato il suo eclettismo e la sua sensibilità visiva
con diversi e articolati linguaggi fotografici.
giovedì 6 giugno 2013
L'anticipazione "piscopiana" del Desiderio in uscita a fine mese
Giuseppe Piscopo cerca di nascere a Napoli, e vi riesce una domenica di giugno. Si diploma all'Istituto d'Arte Filippo Palizzi di Napoli. Artista poliedrico, vanta numerose esperienze in campo grafico. Ha diverse mostre al suo attivo.
martedì 28 maggio 2013
Il grande cinema, la grande fotografia. Mario Monicelli, Samuele Galeotti
Le frasi di Monicelli
“Quello
che in Italia non c'è mai stato, una bella botta, una bella
rivoluzione, rivoluzione che non c'è mai stata in Italia. C'è stata
in Inghilterra, c'è stata in Francia, c'è stata in Russia, c'è
stata in Germania, dappertutto meno che in Italia. Quindi ci vuole
qualcosa che riscatti veramente questo popolo che è sempre stato
sottoposto, trecento anni che è schiavo di tutti”.
“La
speranza è una trappola inventata dai padroni; la speranza è di
quelli che ti dicono: state buoni, state zitti, pregate, che avrete
il vostro riscatto, la vostra ricompensa nell'aldilà; perciò adesso
state buoni”!
“Gli
italiani sono fatti così: vogliono che qualcuno pensi per loro, se
va bene va bene, se va male poi l'impiccano a testa sotto”.
Mario
Monicelli è nato a Roma il 16 maggio 1915. È morto sempre a Roma il
29 novembre 2010, gettandosi dalla finestra della camera di ospedale
dov'era ricoverato. Sua la frase: “La vita non è sempre degna di
essere vissuta. Se smette di essere vera e dignitosa non ne vale la
pena”. È stato, oltre che uno dei più grandi registi del cinema
italiano, attore e sceneggiatore. Insieme a Dino Risi e Luigi
Comencini, Pietro Germi e Ettore Scola, Monicelli è uno dei massimi
esponenti della “commedia all'italiana”, genere cinematografico
che ha contribuito a rendere famoso anche all'estero, girando Guardie
e ladri, L'armata Brancaleone, I soliti ignoti, La Grande Guerra,
Amici Miei. Vincitore di tantissimi premi, è stato sei volte
candidato all'Oscar. Nel 1991 ha ricevuto il Leone d'Oro alla
carriera della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.
Samuele
Galeotti è nato a Urbania (PU) e vive a Noale (VE). Negli Anni '70,
scopre la passione per la fotografia e scatta le prime foto in bianco
e nero sull'ambiente e sui personaggi della sua città, curandone
personalmente tutti i passaggi, dal negativo alla stampa in camera
oscura. In seguito, con uno studio serigrafico di Urbino, sperimenta
il trasferimento delle sue immagini in serigrafie a mano e a tiratura
limitata. Il paesaggio, rurale e urbano, è una sua costante, quasi
un'ossessione, e si trasforma in luogo di riflessione interiore, in
rivelazione poetica e illuminante, senza mai perdere solidi tratti
realistici. Grazie a questi ultimi si fissano gli aspetti più
autentici e inediti dei luoghi che ha davanti, senza disdegnare gli
scatti provocatori e ironici del vivere quotidiano. Dopo periodi più
o meno intensi di ricerca, di mostre e concorsi in cui ha conseguito
premi e riconoscimenti, la sua attenzione si è rivolta sempre più
alla progettazione e alla realizzazione di libri come autore, nei
quali ha sviluppato il suo eclettismo e la sua sensibilità visiva
con diversi e articolati linguaggi fotografici.
venerdì 24 maggio 2013
La grande poesia, la grande fotografia: Umberto Piersanti, Samuele Galeotti
La
giostra è una delle poesie più belle e più intense del poeta,
dedicata al figlio Jacopo colpito in tenera età da una grave e
irreversibile malattia. Nel fine settimana, come altre volte, lui e
Jacopo sono soli alla giostra che gira con i loro desideri.
(Rossella
Frollà)
da
Nel tempo che precede
La
giostra
ah,
quella giostra antica
nella
ressa di scooter
di
ragazze vocianti, luminose
dentro
jeans stretti
e
falso trasandati,
dei
fuoristrada rossi
sul
lungomare,
escono
da ogni porta,
da
ogni strada,
straripano
nell’aria che già avvampa,
è
l’ora che precede
dolce
la sera
ma
nessuno che salga
sui
cavalli, di legno
coi
pennacchi e quella tromba
gialla,
come nel libro
di
letture, la musica
distante
e incantata,
quella
che rese altri
le
zucche e i rospi
lì
c’era una ragazza
tutta
sola,
vestita
da Pierrot
la
faccia bianca,
nessuno
che prendesse
i
bei croccanti,
lo
zucchero filato
dalla
sua mano
Jacopo
che tra gli altri
passa,
senza guardare,
dondola
il grande corpo
e
li sovrasta,
abbracciò
un cavallo
e
poi pendeva
dopo
riuscì ad alzarsi,
rise
forte
figlio
che giri solo
nella
giostra,
quegli
altri la rifiutano
così
antica e lenta,
ma
il padre t’aspetta,
sgomento
ed appartato
dietro
il tronco,
che
il tuo sorriso mite
t’accompagni
nel
cerchio della giostra,
nella
zattera dove stai
senza
compagni
marzo 2001
Umberto Piersanti è
una tra le voci più forti della poesia italiana contemporanea.
Esordisce in poesia nel 1967 con La breve stagione. Seguiranno
Il tempo differente (Sciascia, 1974), L’urlo della mente,
(Vallecchi, 1977), Nascere nel ’40 (Shakespeare and
Company, 1981), Passaggio di sequenza (Cappelli, 1986). Nel
1994 ha inizio la trilogia einaudiana con I luoghi persi cui
faranno seguito Nel tempo che precede (2002) e L’albero
delle nebbie (2008). Per la narrativa ha pubblicato i romanzi:
L’uomo delle Cesane (Camunia, 1994), L’estate
dell’altro millennio (Marsilio, 2001), Olimpo (Avagliano,
2006), Cupo tempo gentile (Marcos y Marcos, 2012).
Samuele Galeotti è
nato a Urbania (PU) e vive a Noale (VE). Negli Anni '70, scopre la
passione per la fotografia e scatta le prime foto in bianco e nero
sull'ambiente e sui personaggi della sua città, curandone
personalmente tutti i passaggi, dal negativo alla stampa in camera
oscura. In seguito, con uno studio serigrafico di Urbino, sperimenta
il trasferimento delle sue immagini in serigrafie a mano e a tiratura
limitata. Il paesaggio, rurale e urbano, è una sua costante, quasi
un'ossessione, e si trasforma in luogo di riflessione interiore, in
rivelazione poetica e illuminante, senza mai perdere solidi tratti realistici. Grazie a questi ultimi si fissano gli aspetti più autentici e inediti
dei luoghi che ha davanti, senza disdegnare gli scatti provocatori e
ironici del vivere quotidiano. Dopo periodi più o meno intensi di
ricerca, di mostre e concorsi in cui ha conseguito premi e
riconoscimenti, la sua attenzione si è rivolta sempre più alla
progettazione e alla realizzazione di libri come autore, nei quali ha sviluppato il suo eclettismo e la sua sensibilità visiva con diversi e
articolati linguaggi fotografici.
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