mercoledì 18 giugno 2014

UT IL TEMPO - n. 1 2014


In questo numero

Editoriale
Il tempo che non c'è
di Massimo Consorti
E' vero, il tempo è galantuomo. E non sembri un termine desueto o peggio antiquato. Il grande merito che il tempo ha è quello di ovattare, di rendere il dolore meno difficile da sopportare e le gioie piccoli istanti di serenità...

Schegge letterarie

Intervista a una lancetta
di Jacopo Narros
Salve, parliamo di moto?
Oh guardi, ne faccio anche troppo. il mio mestiere è quello di fare del footing eterno, ma in luogo delle fresche ombre dei parchi, dei cagnolini e di altre amenità, il mio teatro d'azione, il mio luogo di lavoro è un secco e monotono quadrante...

Un pomeriggio del 1936
di Silvio "Gino" Piergallini
Un pomeriggio del 1936, in un appartamento dell'Università di Princeton, due uomini giocavano a scacchi.
- Muovi Albert - dice uno dei due - il tuo tempo sta per scadere...

...E se domani
di Giampietro De Angelis
Una sera d'autunno ed una panchina, in una piazzetta di Bologna, non lontano dall'ippodromo, nel 1980. Alcuni bambini giocavano, rincorrendosi da un lampione all'altro, con le mamme indaffarate a preparare una probabile cena...

Tra il velo e le mani
di Maria Grazia Maiorino
Può un quadro essere tanto contemplato e invocato da disegnarsi nel cuore come in uno specchio, dove ha contorni invisibili la sua ombra - incisa - sigillata? E' da questo intraducibile che si affollano parole, desiderose di...

(Canzone per gli innamorati di Piazza dei Signori)
di Silvia Rosa
L'aria ha consistenza di volo in questa piazza, un frullare di sguardi nell'atmosfera invisibile che illumina di un manto lucido i miei occhi nei tuoi, in questa piazza tra le vestigia dei secoli scorci ricamati a merletti sulla facciata...

Attraverso il grigio
di Patrizia Tocci
Muretti di pietra un tempo bianca ormai annerita dal tempo, dalla pioggia, dal sole; muretti a secco che delimitavano triangoli o quadrati minuscoli di terra negli anni in cui si coltivavano e si proteggevano mandorli e peschi...

Poesie e Poeti

Un'ora appena
di Enrica Loggi
Un'ora appena è trascorsa mentre il fiume
passa dentro di te ed è ancora tempo
ancora vita la sua piena livida...

Nosocomio Spleen
di Emanuele Feliziani
Sono sporto sull'illimite.
Spalanca il mio sguardo
la noia imbastita dai secoli...

Accidenti
di Bianca Maria Massi
Nello sconfinato paesaggio
del mio giardino
dimorano stagioni e fiori...

Tempo
di Michaela Menestrina
The Times, quotidiano che sfogliamo
e scordiamo già domani.
Tempo che sfidiamo ai dadi...

Declino (*)
di Theocharis Bikiropoulos 
Tutto cambia
arruginisce
si logora nel tempo...
(*) Traduzione Georgia Chaidemenopoulou
     Adattamento Enrica Loggi

Rubriche

Prima era rima
a cura di Michele Ortore
Lo spazio del viso su cui trasalgono
di Bernardo Pacini
Lo spazio del viso su cui trasalgono
le volate delle labbra
quando dico a presto e non ti mento...

Il corsivo
Umane corrispondenze
di Alceo Lucidi
I carteggi d'autore, sono come abbozzi preparatori di ulteriori, più vasti affreschi, condensazione di pensieri a passo di corsa. Segnano un tempo che è quello interiore, il trascorrere di umani palpiti e restituiscono frammenti di vita sparsi...

L'elzeviro
Il tempo
di Giuseppe Piscopo
Uno spettro si aggira da sempre per il mondo: il tempo. Non lo vedi, ma ti è vicino dalla nascita. Ti accompagna, è impalpabile ma lascia il suo segno. I capitalisti, sempre attenti agli affari, si sono subito lanciati alla ricerca di quello perduto...

Il piedino
Tempo
di Alessandra Morelli
Tempo
piedino che ascolta e non si spezza
Da un venticello ad un colpo di cannone,
il passaggio della calunnia
sulle note di Rossini

L'opera
Macchina per esplorare il tempo - schema 9
di Tania Lorandi
con uno scritto di Antonio Castronuovo
Tania Lorandi è nata in Belgio, dove ha vissuto fino al 1985; nel 1993 Enrico Baj l'ha diplomata come Foconina qui prima fuit in Italica Pataphysica e Animatrice di Macchine Celibatarie. Il fatto è che nel 1990, Tania aveva ideato...

La fotografia
Prospettiva di tempo in grigio
di Dante Marcos Spurio

La vignetta
CucUT
di Giuseppe Piscopo



venerdì 25 aprile 2014

I temi di UT/2014. Ottavo anno di pubblicazione


UT n. 1/2014  
IL TEMPO
(consegna articoli 25 Maggio - presentazione Giugno)
UT n. 2/2014  
IL VIAGGIO
(consegna articoli 25 Luglio - presentazione Agosto)
UT n. 3/2014  
IL SOGNO
(consegna articoli 25 Settembre - presentazione Ottobre)
UT n. 4/2014  
IL SILENZIO
(consegna articoli 25 Novembre - presentazione Dicembre)
UT n. 5/2014  
IL CASO
(consegna articoli 25 Gennaio 2015 - presentazione Febbraio 2015)
UT n. 6/2014  
LA RIVOLUZIONE
(consegna articoli 25 Marzo 2015 - presentazione Aprile 2015)


Per i collaboratori e per chi volesse iniziare a collaborare con noi si raccomandano le indicazioni sul numero di battute di cui sotto:
  • Racconto lungo da 5.200 a max 5.800 battute spazi inclusi
  • Racconto breve e schegge letterarie max 2.800 battute spazi inclusi
  • Poesie max 34 righe
  • Breve nota bio-bibliografica Autore max 200 battute spazi inclusi
  • Nota biografica Artista max 2.000 battute spazi inclusi


martedì 15 aprile 2014

UT L'UMILTA' - n. 6 2013


In questo numero

Editoriale
L'umiltà secondo il padre e la madre
di Massimo Consorti
Mio padre diceva: "Sii umile". Lui intendeva l'umiltà come, lo scrive il Devoto-Oli, "sottomissione, rispetto, sentimento di reverenza". Mia madre diceva: "Sii umile". Per lei l'umiltà era (sempre secondo il Devoto-Oli) "modestia, semplicità"...

Schegge letterarie

Lettera al mondo
di Chiara Tremaroli
Gentile mondo, scrivo per dirle che non c'è proprio umiltà in Lei; l'ho cercata tanto e non ne ho trovato una briciola. Assente, sparita. Forse non sarà d'accordo, ma la mia conclusione è questa, se sono la prima ad esserne delusa. Se ci riflette un attimo, mi darà ragione. Sua, Autrice...

La prima fila
di Antonella Roncarolo
Eppure era già primavera. Dario se n'era accorto subito dalla luce che entrava di forza dagli scuri della finestra rimasta aperta nel corridoio. Si alzò pensando alla sua giornata. Era domenica e come ogni giorno in cui non lavorava avrebbe indossato i pantaloni aderenti neri, la maglietta di tessuto tecnico...

Evviva l'umiltà
di Pier Paolo Ruffinengo
Diceva: "L'umiltà è la mia prima virtù", e aggiungeva: "La mia mamma mi ha chiamato Valentino, ma appena ho cominciato a capire, ho aggiunto Modestino. E almeno una volta al mese, la mattina davanti allo specchio, mi batto la mano sulla spalla dicendomi 'bravo', per non dimenticare...

Una sera del 1924
di Silvio "Gino" Piergallini
Una sera del 1924, in un caffè di Parigi, James Joyce, leggermente ubriaco, confessò al giovane Hemingway di temere che i personaggi e le vicende descritti nei suoi libri fossero troppo provinciali, sì, e che evolvevano in ambiti di poco conto. E poi anche di basso profilo, disse...

Humilitas
di Giarmando Dimarti
Antonio si ritrovò tra gli oltre tre mila giovani frati francescani giunti da ogni parte per il Capitolo Generale dell'Ordine nella valle vicina alla Porziuncola. Era arrivato dalla Sicilia, insieme ai frati di Messina, dopo diverse settimane di viaggio a piedi. Una volta giunto si diede da fare per costruire...

Appunti di equitazione!
di Lorenzo De Angelis
Qualsiasi cavaliere esperimenta empatia cinestetica, quando, anche se immobile, riesce a partecipare ai movimenti, ai sentimenti e alle idee del cavallo con il coinvolgimento dei propri sensi. L'arte equestre è fondamentalmente cinestesi...

Poesie e Poeti

Senza titolo
di Enrica Loggi
Mi feriscono i cigli delle strade
radi di fiori che nessuno coglie
i fili d'erba sconosciuti, i viottoli.
Anche la breccia e i sassi lungo il mare...

Tu sei il più bello dei figli dell'Uomo
di Mariagrazia Maiorino
Da un teatro di pupi spagnolo
gli occhi un po' stralunati un po' santi
perché Gesù mi ha tanto stupito
la tua umiltà intagliata nel legno...

Capodanno
di Michele Ortore
Guardando fuori del resto
spesa la neve ovunque tu possa
vedere o soltanto concedere
la proiezione dello sguardo e il tremore...

A testa bassa
di Bikiropoulos Theocharis
Disperato, avanzi nel buio della tua vita
respirando affannosamente il tuo fumo
dalle radici umide,
respiri stenti, pesanti...
traduzione dal greco: Georgia Chaidemenepoulou
adattamento: Enrica Loggi

Rubriche

Il corsivo
Il vento sottile
di Alceo Lucidi
L'umiltà non si compra. E' un lento esercizio di virtù e saperi di vita. Conosce il limite dello sconforto ma lo ingloba per rigenerarlo in nuova grazia di futuro. Lo sanno bene i missionari, abituati a lottare contro la miseria. La conosce l'operaio, nelle fabbriche alienanti, quando si eleva solidarmente alla...

L'elzeviro
L'Umiltà
di Giuseppe Piscopo
Un bel giorno crolla il muro dell'autocelebrazione. Le difese immunitarie non riconoscono più le cellule dell'orgoglio. La modestia altera i valori del merito. Una malattia, rara e temuta, sta minando la nostra stabilità emotiva. L'umiltà. Tutte le certezze sui rapporti con gli altri vengono meno...

Il piedino
Umiltà piedino di corsa nell'erba
di Alessandra Morelli
Rimpicciolirsi
per contemplare
le ninfee dello stagno, un girasole reciso, una mela bacata.

L'opera
Ritratto di giovane con infiorescenze racemose
di Giorgio Pignotti
con uno scritto di Massimo Consorti
Siamo pezzi
Pezzi. Siamo pezzi di carne. Sani, malati, racemosi. Giorgio Pignotti dipinge Dida e non ci risparmia nulla. Pezzi, siamo solo pezzi di un insieme che si fa uomo, che volge in donna, che si de-sessualizza fino a rappresentare l'individuo che è macchia definita nello spazio...

L'oggetto-racconto
Bi-sogni
di Francesco Del Zompo
Demetrio era un uomo ligio e regolare col suo appuntamento con le stelle, molto prima che le luci del paese lasciassero il posto al nuovo giorno. Tutti sapevano del suo passaggio nel quartiere, e predisponevano con cura il loro fagotto alle soglie di casa...

La fotografia
Marie
di Dante Marcos Spurio

La vignetta
AsinUT
di Giuseppe Piscopo

sabato 1 marzo 2014

La mostra. Il wendersiano blues di Dante Marcos Spurio. Al "Magazeno arts & music social club"


Indagando profili rossi nella nebbia di Pechino o cogliendo lo sfrangiamento di una etichetta adesiva strappata, Dante Marcos Spurio fotografa il visibile. Certo, l'occhio di un fotografo ha una profondità desueta. Non indaga, scruta. Non occhieggia, penetra. È come se sentisse risuonare la litania di una preghiera in una chiesa piena dell'immanente ma vuota di gente, in cui solo una tenda-sipario ne dimensiona l'architettura essenziale.


Poi, stanco del rintocco delle campane, si riappropria della dimensione umana che un paio di scarpe abitate poggiano a terra per non volare. Volare perché, poi? I rifiuti sono un segno, magari un simbolo, forse solo sciatteria per niente fantastica né fantasiosa. 
 

Ed è allora che spuntano i riflessi, come ricorsi, come armonie, come melodie, come ritmi di un bianco e nero sfolgorante nel suo gioco di specchi che rimandano a Doisneau (ma quanto lo amiamo!) Risuona il rock acido della corrosione figlia della violenza. E se il disprezzo assume la forma di uno scarico, è perché lì finiscono le idee di un mondo insudiciato dall'inerzia di una vita che scorre senza che nessuno riesca a darle un senso.



Volano bestemmie e imprecazioni, in quel lavandino che non ne vuole sapere di tornare ai vecchi fasti, proprio come quell'incensiere che abbiamo lasciato tanto tempo fa all'alba di un vecchio villaggio.
Ma la visione si fa prospettica e il mondo ci richiama alle nostre responsabilità. Siamo figli di schemi indistruttibili che gli architetti delle nostre esistenze disegnano sulla carta per poi fissarli in aree, spazi e spiazzi sperando che qualcuno, osservandoli, possa dire: “Wow”! Resta però una sorpresa che nell'asettico non ti aspetteresti mai: la voglia di un ragazzino di percorrere cunicoli svettanti costruiti dai grandi per altri grandi. La sfida continua e i due mondi, quello degli adulti e quello dei bambini, si incontrano senza scontrarsi ma penetrandosi. Un messaggio? Forse, magari di pace, se non altro interiore.



Ma dalle costruzioni degli adulti si scende e davanti si sviluppa la strada.
Inizia il cammino, si scoprono foreste e cascate disegnate sull'asfalto al posto degli stupidi segni che ci obbligano a seguire quel percorso segnato da frecce che non danno speranza. A destra, a sinistra, mai avanti, dritti e con la schiena dritta, da uomini e non da automobilisti distratti, men che meno, pedoni. Dante Marcos ruba colori che assumono sembianze, tratti e ritratti fisici che occupano spazi altrimenti inerti.


È il gioco delle dimensioni quello che spinge un paio di baffi a stringere in mano un bicchiere. È la versione Social Club di questo “Wenders” dall'occhio magico. E se il piano di marmo si colora di rosa, rosso è il cappello che fa pendant con il vino, l'aranciata di tarocchi, la brocca dell'acqua e un tabacco da rollare perché l'altro, quello preconfezionato, un po' ci fa schifo. 


Lilly è seduta, poggia la testa sul ginocchio perché l'aria della sera è dolce e favorisce l'assopirsi lento di un'anima in pena. È bella Lilly, con lo scialle e le frange, il braccialetto color carne e il fiore nei capelli. Se non fosse Lilly sarebbe Marinella o perché no, Bocca di Rosa dopo l'ultimo bacio. Se non fosse Lilly sarebbe Carmen perché le “ballerine” lo sono davvero e non avere tacchi spinge a balli sfrenati sull'aia di Jenny.
Quanti amori è Lilly? Quanti pensieri e quante emozioni vive durante le sue giornate trascorse aspettando la notte? Allora non è più l'occhio del fotografo che ne cattura la posa, ma lo sguardo preoccupato dell'amante in attesa di una risposta che non verrà mai perché di domande non ne ha fatte. Il mondo di Dante Marcos Spurio è un “wendersiano blues”, quello che attraversa i Cieli di Berlino e la Bodeguita del Medio in un giro di accordi che parte da un mi7 e va finché può, finché vuole.
E la Lilly di Dante ci fa impazzire perché su quel ginocchio vorremmo addormentarci anche noi. 

Foto: Dante Marcos Spurio
Testo: Massimo Consorti