domenica 19 ottobre 2014

UT Il sogno. "Elisa e il gatto" di Giampietro De Angelis



14 Giugno 1972
In un pomeriggio afoso, dove tutto sembrava statico e rarefatto, dove i pensieri rallentavano e le azioni implodevano, l’aria tremula trasformava in miraggio balconi e lampioni. Accadeva così che il consueto banale trasferiva i propri elettroni in una dimensione sofisticata, leggera e delicata. Impercettibile.
Elisa guardava al di sopra della sua testa, come rapita da una vista inaspettata quanto incomprensibile. Grigio, pezzato di bianco, il gatto camminava sul tetto e da lì guardava il giardino, guardava Elisa e non capiva quello sguardo persistente di ragazzina.
Qualche passo indietro ed il tetto era un mondo intero, un altro e diverso. E solo suo. Tegole consumate dal tempo, angoli di muschio e resti di nidi. Oggetti piovuti chissà quando e chissà come. Oggetti non più definiti, inutilizzabili e che, a loro volta, racchiudevano altri misteri e sorprese. Dentro di essi restavano le tracce di molti passaggi, mani del passato, della pioggia, dei detriti, del sole. I colori erano consumati, scoloriti. Slavati. Solo all'interno restava traccia delle tonalità originarie e di certi dettagli che potevano far intuire, a mente umana, gli utilizzi. Solo all'interno restavano i segni dell'identità perduta, restavano i ricordi, conservati e non svelati.



Il trillo della sveglia riportò la realtà al suo piano dimensionale. Elisa aveva 14 anni e la scuola era il pensiero più immediato mentre faceva una sbrigativa colazione. Del sogno, più nulla. Nessun ricordo.
Passarono gli anni, afflitti da un progresso scolastico inappetibile e osannati da sensazioni e speranze.
Il tempo fu veloce, tra lavori che cambiavano ed amanti che svanivano, mentre le città erano inesorabilmente tutte uguali e le case sempre troppo strette.
Nell’estate del 2012 prese in affitto una casa in campagna, per un breve periodo, per riposarsi e riposizionarsi, per stare un po’ con se stessa. Sdraiata all’ombra dell’olmo, tra ciliegi ed oleandri, immersa in pensieri, nostalgie e qualche rimpianto, volse casualmente lo sguardo in alto, verso la casa all’indirizzo del tetto. E non poté evitare un soprassalto del corpo e un turbinio di emozioni: occhi di gatto la stavano osservando.
Quarant’anni dopo riaffiorò nella coscienza e nella sua pienezza il sogno dell’adolescenza. Ecco, allora, i frammenti di una vita, tra le tegole, scoloriti ma non persi, apparentemente discontinui ma in realtà legati in un tempo ciclico, tesoriere di ogni istante. Quella ciclicità che talvolta ciascuno vede in sé, quando si chiudono gli occhi, appoggiando la fronte alle ginocchia. Seduti da qualche parte, si lasciano vagare i pensieri, senza una meta. Frammenti di un mosaico mai concluso: la nostra permanenza sul pianeta.
Elisa iniziava a capire, ma il gatto non c’era più, era già andato via. Non aveva bisogno di continuare un dialogo silente. Nell’eterno gioco di preda e predatore, rincorreva le lucertole che di tegola in tegola cercavano un nascondiglio. Il cielo era terso, i colori saturi, l’aria limpida e portatrice degli odori reali. L’ombra dell’olmo era piena e i pensieri, finalmente, lasciavano spazio ad un abbandono pacificato, privo di attese, pieno della liberazione dell’attimo presente.

Giampietro De Angelis è autore di racconti brevi. La scrittura è un esercizio dialettico: giocare con l’idea, per distillare il concetto da esprimere e condividere. Al suo attivo, la breve raccolta “All’ombra del punto”.

Foto di Dante Marcos Spurio

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