Non
c’è niente di più facile che confidare i segreti degli altri.
Rivelare i propri è doloroso se non impossibile. Non parliamo di
segreti leggeri, domestici o professionali, ma di quelli indigesti,
pesanti, che segnano la propria vita, di quelli che deviano la strada
per sempre, non potendo più tornare indietro tagliando ponti e
cancellando prospettive.
Chi
vive l’esperienza inesprimibile, la racchiude in sé per anni se
non per una vita intera;
la custodisce come una cellula tumorale da debellare senza alcuna
terapia se non
quella di coprirla con un filo che lentamente, ma inesorabilmente si
fa bozzolo.
Per
altri la speranza è che l’evento inconfessabile si diluisca in
altri ricordi, rattoppandolo con atti vitali che lo occultino e
narcotizzino in attesa di una cura definitiva.
Il
passato si cancella, offuscato dal trauma subito, e il futuro si fa
presente perché ‘la
grande storia’ è già accaduta. La vita diventa un libro scritto,
fatta di sofferenza e
di distacco. Sembra come vissuta da altri, spettatore di un film
pieno di comparse diafane,
inafferrabili e lontane.
Immaginavo
questo, dopo che un amico mi scrisse una mail accorata e intima, provando
a descrivere la sua vita con evidente difficoltà. Una lettera
saltellante, dove i motivi di riservatezza si mescolavano a
giustificazioni incomprensibili, quasi puerili, ma era evidente che
se non a me a chi altro dirlo? Ero stato il suo primo e sincero amico
fino a pochi anni prima, poi presi a frequentarlo sempre meno per
quel suo modo tortuoso di comunicare. Era un cane sciolto, schivo,
egocentrico, un uomo dal potenziale creativo non comune ma
inespresso, sciupato per quel modo contorto di intendere la vita e il
rapporto con le donne. Si doveva lavare subito le mani dopo ogni
nuova conoscenza, fuggiva dalla folla, odiava le feste e le uscite
fuori città.
Questo
non succedeva da sempre ed è per questo che perdonavo le sue manie.
Da
ragazzo era vivace, schietto, brillante e intendevo aiutarlo dopo
aver compreso che
desiderava aiuto senza chiederlo. L’avevo
perso di vista per un po’, dopo aver trovato finalmente una
compagna sincera
e indipendente. Mi serviva del tempo per consolidare il nuovo
rapporto dopo un
periodo no. Gli amici, tranne lui, lo avevano capito e mi
assecondavano in questo momentaneo
distacco. Solo dopo più di un anno lo rincontrai per caso che
passeggiava da solo, a testa bassa coperta da un berretto nero. Lo
riconobbi a stento e subito fu polemica per non averlo più chiamato.
Mi scusai e per spezzare l’imbarazzo gli presentai Giulia che
ancora non conosceva, e lui, senza stringerle la mano, si rivolse a
me come per minacciarmi: «Ti
devo dire una cosa molto importante. Sai quanto so di te e quanto
abbiamo sofferto
insieme per le tue insopportabili bugie, testardaggini, inconcludenti
progetti. Ho
sempre condiviso tutto e in cambio mi hai dato il ben servito
girandomi le spalle, proprio
quando ne avevo bisogno. Sono stato sempre il custode dei tuoi
segreti ma non intendo più farlo. Manderò una mail a tutti
scrivendo quello che mi hai confidato scaricandomi
addosso i tuoi problemi assurdi. Ma non lo farò in ‘chiaro'.
Vincolerò il messaggio
a un codice, cosicché solo chi ti conosce veramente saprà
decifrarlo. La risposta
a quel codice consentirà l’ingresso a tutto il tuo passato:
26111957Fk».
Francesco Del Zompo
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